Enza Sola - Maschere

Carnevale, il mondo alla rovescia

Una festa che, ancora oggi, è grembo dell’impossibile. Da carnem e da levare, il Carnevale precede quel periodo di mortificazione del corpo e delle esigenze terrene che è la Quaresima.

Da carnem e da levare, il Carnevale precede quel periodo di mortificazione del corpo e delle esigenze terrene che è la Quaresima. Nata, al solito, come festa pagana della fertilità, esaltazione del promiscuo, della maschera e della follia, è storicamente il momento in cui tutti i valori – e il potere da cui sono legittimati – vengono messi alla berlina: l’incoronazione del rex stultorum, il re dei folli, ne era uno degli aspetti in epoca medioevale così come la glorificazione del cibo, del sesso o dell’evacuazione.

Nel tentativo di allontanare e sbeffeggiare la realtà della morte e, in relazione ad essa, di sottolineare l’inutilità della morale, nelle feste carnevalesche tutto poteva avere spazio. Il corpo, ritenuto allora luogo del peccato e oggi perno della biopolitica, ridiventa sede di ogni aspirazione al benessere e alla felicità. Il Carnevale esiste ancora oggi come grembo dell’impossibile.

Maschere di gruppo - Enza Sola
Maschere di gruppo – Carnevale 2023. Crediti foto: Enza Sola

Lo dimostrano le tante parate tradizionali che animano l’Italia in questo periodo, molto spesso incentrate su una feroce satira politica e sulla liberazione dalle convenzioni sociali. Scendere per le strade, fare chiasso e mettersi al centro sono la metonimia di una civiltà che stenta a prendere parola nel dibattito sul modo di concepire se stessa e, al contempo, il tempo e lo spazio “autorizzati” a insanire, a diventar pazzi.

Ecco perché il Carnevale rimane una festa celebrata in ogni angolo del mondo: attraversata da molte tensioni differenti, da culture distanti e anche da una buona dose di astrazione dal tutto, sentirsi legittimati a uscire fuori dalla norma è un sollievo.

Lo sapevano molto bene Boccaccio, Ruzzante, Rabelais che, attraverso un realismo comico e grottesco, offrirono una visione del mondo non gerarchica.

È qui che cominciamo a sentirci a casa, no? Più a nostro agio, fuori dalle pressioni.
È qui che prendono corpo le streghe, le figure a metà, i pieni e i vuoti della nostra immaginazione. È qui che troviamo un senso, fuori dai binari e dal binarismo, fuori dalla razionalità pervasiva che cementa le nostre vite in un unico blocco grigio.

Aldilà delle declinazioni territoriali del Carnevale, tutte ugualmente bellissime e affascinanti, tutte contadine – in fin dei conti – e tutte letterarie, noi ritroviamo nella maschera la possibilità di una liberazione e nell’eccesso il significato stesso della vita.

Statue carnevalesche ad Hall Wattens, Sud Tirol - Crediti: Miriam Corongiu
Statue carnevalesche ad Hall Wattens, Sud Tirol – Crediti: Miriam Corongiu

Troppe le regole, troppe le condanne. Troppi argini, troppe esondazioni.

Per una volta varrebbe la pena chiedersi se non debba essere il Carnevale la norma.
E la costrizione l’eccezione.

Di fronte all’ingenuità con cui ci pensiamo eterni e alla hybris con cui abbiamo distrutto il mondo, sembra naturale e sicuramente umano dirci che l’unica ragione possibile continua a vivere nella follia.

Maschere 2023. Crediti: Enza Sola

Miriam Corongiu

Scrittrice. Fondatrice de "L'Orto Conviviale".
In questi giorni, mentre voi leggete “inKantata” magari accanto ad un buon caffè nero, scrivo un romanzo e altre storie, faccio la contadina, mi prendo cura della mia famiglia e, sopra ogni cosa, continuo a sognare forte.

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