Siamo sicure di essere tre. Almeno per il momento. E tre è il numero della complessità, del femminile e delle streghe.
Siamo anche amiche da moltissimo tempo e questa relazione forte e spessa come il tufo vulcanico è anche la sostanza stessa dell’investimento editoriale, lavorativo ed onirico di inkantata. I sogni si perseguono con ostinazione e non ce ne sono mai di troppo grandi. Sono sempre i cassetti ad essere piccoli.
Perché una rivista culturale? Non ce ne sono già abbastanza? Probabilmente.
Noi, però, abbiamo scelto di fare solo quello che ci incanta e non ci curiamo del mercato, del politically correct o della conformità. Ci interessa, al contrario, ciò che sottende – sulla soglia e nei margini – la cultura dominante, al solo fine di scardinare il benpensantismo e di costruire una dimensione di serena accoglienza a vantaggio di chi coltiva idee divergenti.
La normalità non esiste. Esiste il vivere come pratica quotidiana di spine e di rose accanto all’arte, nelle mille forme comunicative contemporanee, come strumento di indagine del reale.
Proveremo perciò, attraverso le nostre rubriche, a parlare e far parlare di molti temi attuali e ancestrali mettendo sempre al primo posto l’accessibilità del linguaggio, senza temere – ci sembra ineludibile – la problematicità di impasti e budelli. Negli impasti vi inviteremo a infilare le mani e dei budelli impareremo insieme l’intrinseca trasparenza.
Se volete saperne di più sul nostro conto e sulle fondamenta stesse della rivista, potete leggere il nostro manifesto e le nostre biografie.
Ma se desiderate scendere fin nella nostra Giudecca e risalire verso le nostre stelle, leggete Antonio Verri. Come il grande poeta pugliese, anche noi preferiamo volantinare i nostri fogli sulle ribalte del non previsto.
NOTA A MARGINE
Un progetto che nasce ha bisogno di un aiuto. Noi lo abbiamo trovato nell’agenzia editoriale “Storie Spettinate” che ci permette, per ora, di utilizzare le sue risorse tecniche e amministrative in attesa di poter volare da sole.
Storie spettinate e inKantata sono anche partner in molte iniziative che noi tre vogliamo portare avanti e condividere con voi nelle prossime settimane e mesi, ma ci teniamo a sottolineare che la linea editoriale di inKantata è decisa dalla redazione e da nessun altro.
“Fate fogli di poesia, poeti”
Antonio Verri, 1993
Cominciate, poeti, a spedire fogli di poesia
Ai politici, gabellieri d’allegria
A chi ha perso l’aria di studente spaesato
A chi ha svenduto lo stupore di un tempo
Le ribalte del non previsto,
ai sindacalisti, ai capitani d’industria
ai capitani di qualcosa,
usate la loro stessa lingua
non pensate, promettete
…” disarmateli” se potete!
(Al diavolo le eccedenze, poeti
Le care eccedenze, le assenze anche,
i passeri di tristezza, i rapimenti
i pendoli fermi, i voli mozzi, i sigilli
le care figure accostate al silenzio
gli addentellati, i germogli, gli abbagli…
al diavolo, al diavolo…)
Disprezzate i nuovi eroi, poeti
cacciateli nelle secche del mio gazebo oblungo
(ricco di umori malandrini, così ben fatto!)
Fatevi anche voi un gazebo oblungo
Chiudeteci le loro parole di merda
I loro umori, i loro figli, il denaro
Il broncio delle loro donne, le loro albe livide.
Spedite fogli di poesia, poeti
Dateli in cambio di poche lire
Insultate il damerino, l’accademico borioso
La distinzione delle sue idee
La sua lunga morte,
fatevi poi dare un teatro, un qualcosa
raccontateci le cose più idiote
svestitevi, ubriacatevi, pisciate all’angolo del locale
combinate poi anche voi un manifesto
cannibale nell’oscurità
riparlate di morte, dite delle baracche
schiacciate dal cielo torvo, delle parole di Picabia
delle rose del Sud, della Lucerna di Jacca
della marza per l’innesto
della tramontana greca che viene dalla Russia
del gallipolino piovoso (angolo di Sternatia)
dell’osteria di De Candia (consacratela a qualcosa!).
Osteggiate i Capitali Metropolitani, poeti
i vizi del culto. Le dame in veletta, i “venditori di tappeti”
i direttori che stupiscono, i direttori di qualcosa,
i burocrati, i falsi meridionalisti
(e un po’ anche i veri) i surrogati
Le menzogne vendute in codici, l’urgenza dei giorni sfatti
non alzatevi in piedi per nessuno, poeti
… se mai odorate la madre e il miglio stompato
Le rabbie solitarie, le pratiche di rivolta, il pane.
Ecco. Fate solo quello che v’incanta!
Fate fogli di poesia, poeti
Vendeteli e poi ricominciate.
Fatevi disprezzare, dissentite quanto potete
Fatevi un gazebo oblungo, amate
Gli sciocchi artisti beoni, i buffoni
Le loro rivolte senza senso
Le tenerezze di morte, i cieli di prugna
Le assolutezze, i desideri di volare, le risorse del corpo
I misteri di donna Catena.
Fate fogli di poesia, poeti,
vendeteli per poche lire!