Un’eploratrice della vita

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Marina, Bari, Bologna, Roma…

A volte accadono quelle che io chiamo ‘le affinità pre-elettive’ ovvero dei legami potenziali a distanza che si realizzano poi in un istante al momento dell’incontro vero e proprio. Così è accaduto con Marina, conosciuta poco prima della presentazione del nostro libro presso l’associazione Stargate ed immediatamente in sintonia non solo con l’attività in corso ma anche con il progetto e le stesse ‘donneconlozaino’. Marina ha lo zaino pieno di storie, libri e vita che mi racconta, qualche giorno dopo, davanti a una tisana, al caffè letterario Portineria21 dove mi dà appuntamento. Proseguiamo ancora la conversazione includendo il mio amico Giuseppe Marini, in città per lo spettacolo“Casa di bambola” di cui cura la regia, in scena alla Vallisa. Marina ci fa scoprire ‘le sgagliozze’ e le ‘popizze’, specialità cucinate ‘da Carmela’, a Bari vecchia, e che assaporiamo mentre continuiamo i nostri racconti. Sono incantata da questo angolo di città, largo Albicocca, ma anche da tutta Bari, città vivibile, di grande bellezza e con una magia speciale. Un incanto che si riflette nel sorriso franco di Marina e nei suoi occhi luminosi che parlano con la stessa autenticità dei momenti più difficili e quelli più felici della sua vita:

C’è chi crea e chi come me sa cogliere queste creazioni e le loro opportunità, anche valorizzando le persone e gli elementi intorno: io mi sento una ‘fruitrice di esperienze’, so mettermi in sintonia con l’ambiente e la gente– commenta Marina raccontando il suo percorso di vita e di lavoro.

Nata a Bari da papà napoletano, prima di laurearsi in filosofia a Bari, ha vissuto e studiato a Roma. Quell’anno nella capitale ha significato molto per lei che desiderava assaporare ogni strada e quartiere alla scoperta di tutto ciò che potesse offrirle la città:

Giravo con il Tuttocittà (era il 2000 e non c’era ancora il cellulare con il sistema satellitare) alla scoperta di odori e suoni, luoghi e incontri: dai maritozzi con la panna alle pietre antiche per cogliere il senso di eternità contenuto in questa città. È stato come se avessi fatto un Erasmus in patriaDi quel periodo conservo un’amicizia rara: il mio amico fraterno Jamil, psicoterapeuta di origine afgana, cresciuto tra Fiesole e Montelupo, in Toscana. La famiglia di Jamil ha fondato un’associazione umanitaria di aiuto ai rifugiati afgani, tra cui spicca l’amico Bahaedin che ha un dono speciale: è anche uno sciamano. Vado almeno una volta all’anno nella loro casa a Montelupo e ogni volta torno rigenerata: un’esperienza che ti invito a fare! –afferma radiosa.

Dopo gli studi, Marina intraprende la professione di libraia e si trasferisce a Bologna dove dirige il settore musica per Feltrinelli. Si inebria di note e suoni tra Radio Alice, i concerti di Lucio Dalla, Luca Carboni e la sua attività tra libreria e via del Pratello:

Dopo qualche anno però sente il richiamo della sua città e decide di tornare, anche perché la trasformazione in atto alla Feltrinelli non la soddisfa più: Avevo un potere decisionale che andavo perdendo via via che la libreria si adeguava ad una politica più omogenea da ‘catena di vendita’ secondo criteri più rigidi, e questo non mi corrispondeva più. Continuo ad adorare il mondo dei libri, dalla scrittura alla pubblicazione, dalla vendita ai consigli per gli acquisti. Anche per questo sono impegnata in molte presentazioni di libri e in altre forme di diffusione e valorizzazione culturale. Ho sempre considerato il libro come il prodotto culturale che ha un suo peso…forse è per questo che il mio zaino si è alleggerito via via. Dall’imballaggio alla vendita, il lavoro da Feltrinelli mi ha aiutato a considerare il peso della cultura, sia realmente che metaforicamente…

Tornata nella sua città, Marina ha iniziato a lavorare come direttrice di una struttura di logistica e del suo lavoro le piace soprattutto quando riesce a far realizzare passioni e competenze, a curare l’aspetto relazionale e la valorizzazione delle capacità delle persone.

Ha sempre viaggiato, prima con i suoi genitori poi da sola o con amici, in Europa e in Giordania, Palestina, Marocco, Turchia. Nel tempo libero coglie le occasioni per partire con uno zaino leggero anche per le tariffe lowcost che impongono bagagli a mano ma permettono di scoprire nuove destinazioni. Afferma: Fra tutti questi luoghi quello che mi ha colpito di più è stata Gerusalemme perché c’è un’energia e una spiritualità che pervade la città; è palpabile il sincretismo, la coralità.

 Sempre curiosa e desiderosa di nuove esperienze, Marina decide di prendere ‘un anno sabbatico’ e partire per l’Australia a trovare un’amica, ma arriva l’impensabile: la pandemia chiude le frontiere ed impedisce gli spostamenti. Intraprende allora un’altra forma di mutamento: con il suo compagno decide di avere un figlio ma la gravidanza si interrompe spontaneamente e lei inizia il suo viaggio introspettivo, un percorso dentro se stessa per conoscere ed apprezzare meglio chi e cosa ha intorno:

Questo avvenimento doloroso prima, ed il confinamento poi, mi hanno posto dei limiti di movimento ed una sfida esistenziale. Ho capito che ci sono periodi nella vita in cui è importante non farsi distrarre come accade quando si viaggia e ci si sposta, ma piuttosto si deve cambiare veste imparando a concentrarsi sul ‘qui ed ora’. Mi sono più radicata, ho preso impegni di volontariato in un centro antiviolenza e nell’associazione culturale. La delusione del viaggio mancato si è trasformata in qualcosa di positivo: conoscere meglio la mia città alla quale avevo sempre privilegiato la scoperta di altre mete. Ho cominciato a condividere le abitudini baresi: il ‘chiringuito’ con gli amici, il panzerotto sulla Muraglia, le passeggiate in centro o nei dintorni… Ed anche la relazione con  il mio compagno prosegue grazie ad un amore che sappiamo mantenere vivo. Io sono piuttosto empatica e mi capita di supportare gli altri anche se ora devo guardare anche dentro di me per coltivare l’energia che mi serve. La musica -soprattutto il rock- l’interpretazione psicologia dei tarocchi e delle costellazioni familiari, lo studio, il volontariato, le letture filosofiche e non solo, la scrittura di racconti di viaggio in una sorta di dialogo introspettivo, tutto questo mi arricchisce e mi porta a godere delle occasioni della vita. Vorrei ora andare a vivere in campagna con tanti animali. Ho scoperto il rapporto con la natura grazie anche alla relazione speciale che ho instaurato con il mio cane: non pensavo che mi avrebbe tanto coinvolta e mi sarebbe stata così preziosa.

Mi piace lavorare dietro le quinte anche se ultimamente mi sono messa in gioco con dei ruoli in alcune trasmissioni televisive, locali e non, una sfilata nel corteo di San Nicola e un laboratorio teatrale. Il mio viaggio è attualmente più il cambiamento che mi viene dall’esplorare e tastare nuovi terreni, diversi campi di azione e riflessione.

Vedo Marina discutere con Giuseppe di possibili laboratori di scrittura teatrale mentre mi assicura che organizzerà una presentazione del nostro libro per lettrici e lettori appassionati di viaggi reali ed esistenziali. Dopo averla conosciuta meglio, aderisco perfettamente all’autodefinizione che si è data: un’esploratrice della vita. Buen camino, amiga!

P.


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