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In questo agosto di entusiasmo e scoperte, tra escursioni nei monti e tuffi nel mare, un pomeriggio sono stata invitata con Patrizia a parlare del nostro libro in un’importante trasmissione radiofonica su Rai Radio 3, Fahrenheit.
Il link completo della trasmissione andata in onda è disponibile: qui: https://www.raiplaysound.it/audio/2023/08/Fahrenheit-del-10082023-04f3c3e1-9d06-4391-9992-329c968543da.html
Non parlerò qui della nostra conversazione con il bravo conduttore Graziano Graziani ma dell’emozione al mio ingresso nella sala di registrazione, dove sono stata accolta dalle note di “Cold fact“. Ho saputo in quel momento che Sixto Rodriguez, cantante nato in Messico ma naturalizzato statunitense, era morto due giorni prima, a 81 anni. Non tutti in Italia lo conoscono, in pochi hanno visto il documentario del regista svedese Malik Bendiell a lui dedicato.
Ho visto “Searching for Sugar man” qualche anno fa, mentre ero a Parigi allo Studio 28 e la sua storia mi ha commosso e entusiasmato allora e ogni volta che riascolto le note di Sixto.
Operaio a Detroit, Sixto si esibiva la sera nei locali ed aveva inciso un paio di dischi senza ottenere lo sperato successo. Ma una cassetta delle sue incisioni, non si sa come, arrivò tra le mani di una ragazza in viaggio per il Sudafrica. Lì fu ascoltata e riprodotta più volte, provocando, tra i giovani contrari all’apartheid, un grande entusiasmo. Presto la sua musica divenne un inno di speranza e di libertà tra i giovani e le note di Sixto furono riproposte e suonate in tutto il Paese. In Europa e in America nulla si seppe di quello straordinario successo, poiché ai tempi vigeva l’interruzione di tutti i rapporti commerciali e delle relazioni diplomatiche, militari ed economiche.
Un giornalista un giorno decise di scoprire se quello che si diceva di Sixto corrispondesse a verità: alcuni dicevano che era morto in povertà, altri che si fosse suicidato sul palco. Seguendo alcune tracce, il reporter scoprì Sixto vivo e vegeto, inconsapevole eroe ed esempio di una generazione di musicisti sudafricani.
Quando alla fine dell’apartheid il cantante fu invitato a Johannesburg, sceso dall’aereo, fu accolto da una grande folla. Sixto chiese ai suoi accompagnatori se sul volo ci fosse qualche celebrità e gli risposero che la star era proprio lui.
La leggenda continua con il suo reinserimento nel mondo della musica: Sixto uscì dalla nicchia dove si era rinchiuso e la sua musica varcò i confini del Sudafrica. Era stato il simbolo della rivolta, le parole delle sue canzoni avevano rischiarato i momenti bui di tanti giovani sudafricani. La sua musica, pur vietata dal regime, era stata suonata, i suoi testi imparati a memoria, i suoi pezzi riprodotti su audiocassette e cantata nelle case.
Si dice che Sixto abbia rinunciato a rivendicare i suoi diritti d’autore persi non si sa come e che sia tornato a fare l’operaio a Detroit. Ad agosto ci ha lasciati, ma Sugar man continua a farci sognare.
Patrizia ed io siamo liete che la trasmissione in cui siamo state ospitate abbia in concomitanza trasmesso le canzoni di Sixto. È una coincidenza felice per Raffaella che, dopo aver conosciuto la sua storia, ha ascoltato i suoi pezzi a ripetizione nella sua casa di Montmartre. Il 5 giugno 2013 il suo concerto a La Cigale di Parigi ha fatto il tutto esaurito, temevo che Sixto fosse relegato tra le meteore del passato ma, a quanto pare, è rimasto ancora tra noi.
Ascoltatelo durante la trasmissione Fahrenheit e, se volete, dal minuto 1:05 in trasmissione ci siamo anche noi, le Donne con lo Zaino.