Dagli altiforni alla moda

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Patrizia C., Roma, Circeo, Europa, America, Medio Oriente, Asia e molto altro

Ho conosciuto Patrizia mentre, giovani mamme, portavamo i rispettivi figli  a Villa Ada, il nostro parco preferito di Roma. Sono stata subito colpita dalla sua franchezza e dal suo dinamismo, dalla semplicità con cui indossava un paio di jeans mentre spingeva il passeggino con Edoardo, il suo secondogenito, e nello stesso tempo raccontava di prove di abiti da sposa, portati in giro per il mondo, per principesse ed altre donne famose che si rivolgevano alla Maison di Haute Couture nella quale, ancora oggi, lavora. Parlavamo di libri, viaggi e, inevitabilmente, dei nostri figli che muovevano i primi passi. È così che questa donna coraggiosa mi raccontava la preoccupazione per Jacopo, il primogenito, dopo che, a otto mesi, gli avevano diagnosticato una rara malattia genetica. Patrizia si divideva tra il lavoro e l’ospedale Bambin Gesù dove Jacopo era seguito per la dialisi finché impararono, lei e suo marito Luciano, a praticarla loro stessi per evitare al bimbo lo stress quotidiano della medicalizzazione. Raccontava che la loro vita era migliorata sensibilmente da quando ricevettero finalmente la chiamata dall’ospedale Necker di Parigi per il trapianto del rene, necessario per smettere la dialisi. Jacopo è cresciuto circondato dall’amore e dall’ottimismo dei suoi, con la grinta di chi va avanti nel suo percorso difficile dal punto di vista della salute, ma ricco e gratificante per quanto riguarda gli studi. Esperto di giurisdizione dei diritti umani, ha lavorato al tribunale dell’Aja continuando a coltivare il più possibile il desiderio di viaggiare, esplorare il mondo, vivere in vari Paesi e città tra cui la sua amata Parigi. Sono sempre stata impressionata dalla forza di Patrizia con la quale ha reagito alle dolorose prove della vita inclusa quella, terribile, della scomparsa del suo amato Luciano. Insaziabile viaggiatrice, oltre ai tour professionali, Patrizia ha trasmesso a tutta la famiglia il gusto per l’esplorazione itinerante. Luciano dovette infatti superare la paura di volare per seguirla in avventure lontane. Dopo i voli in business, i soggiorni in hotel a cinque stelle accompagnata da un autista e diverse valigie che le permettono una tenuta adeguata quando deve incontrare le sue famose clienti, Patrizia è capace di preparare uno zaino leggero con dei jeans e un paio di scarpe di ricambio. I suoi viaggi di piacere sono caratterizzati dalla libertà: volo e auto in affitto, formula ideale per esplorare i luoghi prescelti quali Patagonia, Russia, Islanda, penisola scandinava e molti altri:

Sono sempre in giro per lavoro ma quando viaggio per piacere l’itinerario lo devo costruire liberamente secondo i miei interessi. Non andrò mai lontano solo per stare sotto una palma al sole; per me il viaggio è conoscenza, è entrare a contatto con tradizioni, religioni, mentalità, culture che mi attraggono proprio in funzione della diversità. Certo, a volte è complicato come quando non riuscivamo più ad uscire dalla metro a Mosca perché tutte le scritte erano in cirillico né trovavamo qualcuno che parlasse altre lingue che il russo. Uno dei viaggi più difficili è stato il primo dopo la scomparsa di Luciano: ero psicologicamente affranta e il tour in Israele e Palestina è stato marcante per le differenze abissali che attraversavamo continuamente passando i check point tra Tiberiade, Geriko, Betlemme. Eravamo confrontati di continuo al contrasto ed alla povertà del lato della Palestina. Non amo il viaggio ‘mordi e fuggi’; sono andata anche molto lontano nella Terra del Fuoco a soli 800 km dall’Antartide dove i paesaggi sono stupendi, ma sempre prendendomi il tempo giusto per visitare. Passo dall’eleganza ed il lusso proprio del mio lavoro, alla libertà assoluta nei viaggi dove mi trasformo in una gitana che alla sera fa il bucato per rimettere la stessa maglietta il giorno dopo. Nel mio zaino metaforico porto con me la curiosità e la predisposizione a capire quello che vedrò perché non sempre si comprendono atteggiamenti e culture diverse anche avendo lo spirito aperto. D’altra parte questa vita itinerante mi ha portato a non riuscire a coltivare tante amicizie; mi mancano visite di luoghi molto più vicini: non sono mai stata alle cascate delle Marmore per esempio! Il mio rifugio per un fine settimana o pochi giorni di vacanza rilassante vicino Roma è al Circeo, a due passi dal mare”.

Patrizia abita a Roma dove è nata e lavora anche se forse sarebbe meglio dire che vive sui vari aerei che la portano da New York a Doha, a Parigi, a Madrid, a Tokyo o in varie altre città e continenti dove viene richiesta la sua pluridecennale competenza nella vendita di capi di alta moda:

Sono orgogliosa di lavorare per Valentino, una Maison che da sempre ha avuto grande attenzione etica alla manodopera e alle materie prime. Lo sono anche perché il livello creativo e qualitativo sono altissimi. Una Maison squisitamente italiana dove sono entrata, giovane neolaureata, quasi per caso. Non conoscevo nulla della moda né me ne interessavo; ero laureata in lingue straniere e interpretariato e mi barcamenavo con lavori di ‘simultaneista’ e traduzioni. Passavo da argomenti legati a settori medici agli oleodotti. Mentre traducevo in spagnolo e inglese per uno studio di ingegneri che seguivano gli altiforni in Paesi lontani, ho colto l’occasione di una selezione presso Valentino e sono stata assunta. Da subito sono entrata in un vortice incredibile di un mondo per me completamente nuovo ed inverosimile. Ho avuto la fortuna di essere stata formata da Gabriella, l’allora responsabile delle vendite che ha lavorato fino a ottantacinque anni e che è stata la mia mentore insieme allo stesso Valentino. Avevo ventiquattro anni e mi sono vista catapultata da subito di fronte a regine e principesse, attrici e donne famose, dovendo imparare l’etichetta e i segreti del mestiere. Devo ringraziare Gabriella, oltre alla mia dedizione al lavoro, se ora sono dirigente e responsabile delle vendite del Middle and Far East. Ricordo quando un giorno, all’hotel Ritz di Amman, Gabriella mi insegnò per venti minuti come inchinarsi davanti alle regine prima del nostro incontro con una di loro; mi fece provare e riprovare finché la mia postura e gestualità non furono impeccabili. Ho vissuto i favolosi anni ‘80, anni dello splendore e dell’opulenza per l’alta moda internazionale, in cui le nobili e le donne ricche e famose ordinavano abiti per occasioni mondane quali la Prima alla Scala di Milano, una visita ufficiale alla Casa Bianca, il Ballo della Rosa di Montecarlo…

Durante l’anno di dialisi di mio figlio ho vissuto una sorta di dicotomia passando dalla Haute Couture al Bambin Gesù tre volte a settimana. Penso di essere stata brava a resistere allora e dopo, quando alla morte di mio marito, non avevo più energie né voglia di ritrovarmi. La Valentino mi ha sostenuta sempre in tutti quei lunghi anni lasciandomi il tempo necessario per capire che, nel profondo, amavo allora, esattamente come oggi, il mio lavoro. L’équipe della Maison è straordinaria: siamo molto uniti e dediti al massimo. Con la vita che facevo sarebbe bastato davvero un attimo perdermi ma, grazie ai valori ricevuti ed all’amore per la mia famiglia, sono riuscita a farmi coinvolgere profondamente da questo mondo senza mai farmene travolgere.

Sono curiosa di conoscere aneddoti e fatti vissuti da Patrizia che, in diverse occasioni, è entrata in confidenza con donne famose che, per ovvie ragioni di privacy, non può rivelare. Racconta però di quando lei e Gabriella partirono per una prova e si videro prelevare dall’aeroporto di Nizza con un elicottero che sembrava atterrare in pieno Mediterraneo ed invece si ritrovarono sullo yacht personale della cliente:

Le provammo il vestito per poi ripartire con lo stesso mezzo: mi sono sentita una James Bond dell’Alta Moda! Un’altra volta Gabriella dovette partire per il Brasile perché una delle nostre migliori clienti la chiamò dicendo che le misure dell’abito erano sbagliate. In realtà tentava di indossarlo al contrario e non sapeva aprire la chiusura lampo. Un giorno, una famosa cliente fu chiamata da qualcuno di molto importante al telefono e lei, austera, disse che non poteva interrompere la prova di un abito Valentino. Quando alla fine fu pronta a richiamare, si sedette alla mia scrivania, componendo il numero sulla calcolatrice a fianco al telefono. Non sapevo proprio come aiutarla senza offenderla, ma alla fine mi feci coraggio e le chiesi se potevo comporre io il numero riuscendo così a farle fare la telefonata” .

Parlando di mannequins racconta di quando la Place du Trocadéro, a Parigi, si paralizzò durante le prove generali della sfilata di luglio perché la gente si era bloccata per ammirare la splendida modella brasiliana che scendeva dal taxi con abiti leggeri e fluttuanti. Un’altra volta una mannequin ebbe la prontezza di sfilare con eleganza con una mano sulla spalla, gesto improvvisato per coprire le chiusure che si sarebbero viste, avendola vestita per errore …. al contrario!

Da gennaio scorso Pierpaolo Piccioli, il nostro Direttore Creativo, ha voluto inserire misure diverse, nell’ottica di una totale inclusività dei corpi, creando ‘Anatomy of Couture’. Nella sfilata di luglio a Roma, sempre nell’idea della diversificazione dei corpi, un modello uomo ha indossato un abito lungo in chiffon ed una mannequin un completo pantaloni di taglio decisamente maschile. Il principio è rendere inclusivo un mondo forse ancora troppo legato a canoni non contemporanei. Nella Haute Couture l’elemento della creatività e dell’artigianalità sono essenziali ed imprescindibili. I nostri quattro ateliers composti da circa ottanta tra sarte e sarti, cuciono quasi esclusivamente a mano con l’uso di appena quattro macchine da cucire!

Patrizia potrebbe raccontare la storia della Maison per ore, conoscendone ogni dettaglio ed evoluzione. Commenta come, nella straordinaria sfilata del 1982, presso l’Ala Egizia del Metropolitan Museum di New York – dove tra gli ospiti c’erano Andy Warhol e Michail Baryshnikov – ogni abito aveva un’infinità di accessori e che ogni singolo fiocco veniva annodato personalmente ed unicamente da Valentino. Ricorda il periodo d’oro quando fu mandata a Washington per la consegna di un abito o a Los Angeles dove incontrò celebrities del calibro di Julia Roberts e Meryl Streep e quello, difficile, delle due guerre del Golfo che tagliarono una grande porzione della clientela:

Valentino non aveva mai pensato all’eventualità di un successore: ‘Après moi le déluge’. È  stato un maestro di stile che, insieme all’amico di sempre, Giancarlo Giammetti, ha costruito nei decenni “Una Grande Storia Italiana” della Haute Couture. La vendita, prima ad un gruppo bancario e successivamente al Gruppo Marzotto, ha consolidato la Maison come Fashion Group internazionale. Nel 2008 Valentino si è ritirato concludendo il suo percorso con la collezione Primavera/Estate presso il Museo Rodin di Parigi: ha presentato nella passerella finale una trentina di abiti lunghi, tutti esclusivamente nel famoso colore “rosso Valentino”. Pierpaolo, che ha lavorato per lunghi anni al fianco dello stilista assorbendone lo stile, è riuscito in modo davvero geniale a preservare l’eredità della Maison. Attraverso la sua straordinaria capacità di combinazioni cromatiche e continua ricerca verso tendenze sempre più contemporanee, ha integrato l’essenza della casa Valentino con la modernità.

In occasione dei novant’anni del grande stilista è stata organizzata una mostra presso il Teatro Comunale di Voghera dove è nato e il 27 ottobre del 2022, ha avuto luogo a Doha, in Qatar, l’inaugurazione della mostra Forever Valentino dove sono stati esposti più di duecento abiti selezionati dall’immenso e prezioso archivio della Maison in un percorso conoscitivo che, guarda sempre avanti per continuare a creare senza perdere di vista il passato:

Perché ancora oggi continua a piacermi tanto il mio lavoro? Perché è un’avventura che si rinnova ogni sei mesi: nuove tendenze, conoscenza di nuove persone e realtà, consolidamento di relazioni con clienti fidelizzate che diventano spesso amicali. In sintesi, credo che vivere costantemente nella bellezza, in ogni sua forma, rappresenti per tutti il massimo dei desideri. Grazie al mio lavoro sono potuta entrare in contatto con culture, religioni, tradizioni diverse. Ho partecipato, occupandomi particolarmente di abiti da sposa per il Medio Oriente, a matrimoni ebraici, copti, greco-ortodossi e musulmani,. Poco prima della pandemia, nel novembre del 2019, ero a Pechino dove, all’interno del Palazzo degli Imperatori, abbiamo presentato una splendida sfilata che ha riscosso un successo planetario. In quell’occasione, ho abbracciato e baciato tutte le mie clienti cinesi non sapendo ancora che il Coronavirus già circolava. La Valentino ha gestito in modo egregio anche questa difficile fase, salvaguardando con cura ed attenzione la salute di tutti i suoi dipendenti in tutte le sedi nazionali ed internazionali. Spero di tornare presto a Pechino e a Hong Kong dove ero solita portare due volte l’anno la collezione Haute Couture per presentarla alla clientela del Far East.

Come nel film Sliding Doors, se non avessi aperto la porta dell’Alta Moda ma fossi rimasta tra altiforni ed oleodotti, la mia vita non sarebbe stata altrettanto piena e gratificante.

 

 

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