Circe/Circée

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(En français après la photo) Chi Dice Ulisse dice viaggio. L’eroe omerico incarna i valori che hanno formato la cultura occidentale moderna: la curiosità ed il coraggio, il gusto dell’avventura e della sfida, la voglia di essere l’artefice del proprio destino e  il desiderio di superare i propri limiti. Attraverso l’astuzia, l’intelligenza e l’intraprendenza, Ulisse rappresenta il personaggio mitologico che ha ispirato l’arte per millenni, da Dante Alighieri a James Joyce a John William Waterhouse…

Come è tipico dei racconti epici, gli altri personaggi dell’Odissea sono funzionali alle avventure del mitico principe di Itaca. Circe non sfugge alla regola; dalla lettura del poema sappiamo di lei quasi solo ciò che viene narrato dallo sbarco di Ulisse nell’isola di Eea fino alla sua partenza, l’anno dopo. Eppure la maga, figlia di Elios e della ninfa Perseide, ha un passato e una storia che di per sé vale l’interesse delle lettrici e dei lettori e degli appassionati di mitologia. È Madeline Miller, autrice americana dalla penna fluida e dallo stile appassionante, che ci svela i momenti salienti della vita immortale di Circe, nel romanzo omonimo. Priva della bellezza perfetta e delle abilità di seduzione richieste alle divinità femminili, Circe subisce fin da piccola lo scherno e la mancanza di amore dalla sua famiglia (i caratteri e le riflessioni degli Dei riflettono le mentalità umane tra cui la discriminazione sessuale). Cresce riservata e solitaria fino al suo primo atto di coraggio: osa parlare qualche minuto a Prometeo durante la sentenza di Zeus sulla terribile punizione. L’interesse per ‘i mortali’ nasce così in Circe, avida di trovare un’indipendenza e una sua posizione nella rivalità tra i Titani e gli dei dell’Olimpo, nella serie di divinità maggiori e minori. Tradita da Glauco, ad esempio, trasformerà Scilla nel mitico mostro marino. Sarà in seguito al suo esilio nell’isola di Eea che Circe coltiverà i suoi poteri e la sua forza; dalla disperazione maturerà il coraggio e la perseveranza di chi trova nell’arte della pharmaka, la ragione della sua vita immortale lontana da affetti e contatti. Isolata da tutti ma coerente con se stessa, disgustata dalla frivolezza e dall’incostanza degli dei, Circe supera la solitudine attraverso lo studio e l’applicazione delle sue pozioni. Ricerca il contatto diretto con la materia naturale, con il mondo selvaggio e mitologico senza mai disdegnare di mettere ‘ le mani in pasta’ progredendo costantemente nel suo percorso di maga e di donna matura.

La narrazione di Miller è anche ricca delle avventure di Circe. Come quando la maga avrà il permesso da suo padre Helios di lasciare temporaneamente l’isola per di aiutare la sorella, sposa di Minosse, a partorire il Minotauro. A Creta Circe intreccerà una relazione con il mortale Dedalo, di cui apprezzerà l’umanità, l’ingegnosità, l’inventiva e la resistenza. L’architetto le donerà un telaio speciale per occupare il suo tempo infinito e produrre i tessuti dai colori speciali ottenuti grazie alla sua arte.

Ci sarà poi il tempo degli sbarchi di navi di marinai stanchi e affamati che la maga accoglierà con ospitalità in un primo temo; con prudenza e spirito di vendetta dopo lo stupro subito da un capitano di una flotta. Comincerà così a esercitare la magia con la nota trasformazione degli sfortunati marinai in porci, fino all’incontro con l’astuto e capace Ulisse.

 Il tempo passato con l’eroe è un tempo magico in cui l’incontentabile viaggiatore marca una pausa nella sua affannosa e continua ricerca e subisce l’effetto benefico della magia di Circe. Quando poi ripartirà sapremo dal figlio Telemaco che il carattere del padre sarà peggiorato diventando intrattabile, incontentabile e manipolatore. 

Se nell’Odissea non possiamo nulla sapere del destino di Circe dalla partenza dell’eroe dall’isola, nel romanzo della Miller, la storia continua intrecciando le vicende della maga e di Ulisse stesso attraverso la storia di Telegone, il figlio avuto dall’eroe (senza che questi lo avesse mai saputo). Il romanzo prende spunto infatti dal ciclo di racconti mitologici Telegono (persi ma tramandati da Apollodoro e Igino, mitografo romano) sulla storia dei figli di Ulisse, di Penelope e di Circe.

Nella splendida parte sulla maternità della maga si svela tutta l’umanità e la forza di una donna che, se pur con i suoi mezzi divini a disposizione, si trova a esitare, a rischiare, a dover operare delle scelte anteponendo sempre il bene del figlio. Se nel racconto mitologico la maga rende immortali Telemaco e Penelope, nel romanzo della Miller Circe sembra più propensa a operare per sbarazzarsi della sua stessa divinità e diventare umana affrontando con coraggio la vita e la decisione di trasgredire ancora, partendo dall’isola e liberandosi dall’esilio forzato.

Se Ulisse rappresenta il viaggiatore per eccellenza, Circe, esiliata per sempre nell’isola, dovrebbe rappresentare lo spazio e il tempo sospeso e fisso all’infinito. Eppure la sua attitudine alla ricerca nell’arte della pharmaka la rendono davvero uno spirito libero; la sua immaginazione la pone oltre i limiti fisici dei confini insormontabili e oltre le imposizioni. Con coraggio, perseveranza, dignità e forza, Circe resiste ai tradimenti, alle ingiurie, al disprezzo costante.

Un bel personaggio femminile che mette in evidenza altri possibili modi di essere, speculari a quelli del tanto celebrato eroe Ulisse. Un libro che può interessare le donneconlozaino sia per la tematica femminile che per quella del viaggio magari da leggere durante un soggiorno nello splendido promontorio del Circeo che la leggenda narra fosse l’isola della maga…

P.

Qui dit Ulysse dit voyage. Le héros homérique incarne les valeurs qui ont façonné la culture occidentale moderne : la curiosité et le courage, le goût de l’aventure et du défi, le désir d’être le maitre de son propre destin et la volonté de dépasser ses propres limites. Par sa ruse, son intelligence et sa débrouillardise, Ulysse représente le personnage mythologique qui a inspiré l’art depuis des millénaires, de Dante Alighieri à James Joyce en passant par John William Waterhouse…

Comme il est typique des récits épiques, les autres personnages de l’Odyssée sont fonctionnels aux aventures du prince mythique d’Ithaque. Circé n’échappe pas à la règle; dans le poème, nous ne connaissons pratiquement que ce qui est raconté à son sujet depuis le débarquement d’Ulysse sur l’île d’Aeas jusqu’à son départ l’année suivante. Pourtant, la sorcière, fille d’Hélios et de la nymphe Perséide, a un passé et une histoire qui méritent à eux seuls l’intérêt des lectrices et des lecteurs ainsi que des passionnés de mythologie. C’est Madeline Miller, une auteure américaine à la plume fluide et au style passionné, qui révèle les moments forts de la vie immortelle de Circé dans le roman du même nom. N’ayant pas la beauté parfaite et les talents de séductrice exigés des déesses, Circé subit les moqueries et le manque d’amour de sa famille dès son plus jeune âge (les personnages et les réflexions des dieux reflètent les mentalités humaines, y compris la discrimination sexuelle). Elle devient réservée et solitaire jusqu’à son premier acte de courage: elle ose parler quelques minutes à Prométhée pendant la sentence de Zeus qui lui inflige un terrible châtiment. L’intérêt pour les ‘mortels’ naît ainsi chez Circé, désireuse de trouver son indépendance et sa propre position dans la rivalité entre les Titans et les dieux de l’Olympe, dans la série des divinités majeures et mineures. Trahie par Glaucus, par exemple, elle transformera Scylla en monstre marin mythique. Ce sera après son exil sur l’île d’Eea que Circé cultivera ses pouvoirs et sa force; du désespoir elle mûrira le courage et la persévérance de celle qui trouve dans l’art de la pharmaka, la raison de sa vie immortelle loin de l’affection et des relations. Isolée de tous mais cohérente avec elle-même, dégoûtée par la frivolité et l’inconstance des dieux, Circé surmonte la solitude par l’étude et l’application de ses potions. Elle recherche le contact direct avec la matière naturelle, avec le monde sauvage et mythologique sans jamais dédaigner de “mettre la main à la pâte”, progressant constamment sur son chemin de sorcière et de femme mûre.

Le récit de Miller est également riche en aventures de Circé. Comme lorsque la sorcière reçoit de son père Hélios la permission de quitter temporairement l’île pour aider sa sœur, épouse de Minos, à accoucher le Minotaure. En Crète, Circé va se lier d’amitié avec le mortel Dédale, dont elle appréciera l’humanité, l’ingéniosité, l’inventivité et l’endurance. L’architecte lui donnera un métier à tisser spécial pour occuper son temps infini et produire les textiles avec des couleurs spéciales obtenues grâce à son art.

Il y aura ensuite le temps des débarquements de navires de marins fatigués et affamés que la sorcière accueillera avec hospitalité dans un premier temps; avec prudence et esprit de vengeance après le viol subi par un capitaine de flotte. Elle commencera ainsi à exercer sa magie avec la transformation bien connue des malheureux marins en porcs, jusqu’à sa rencontre avec le rusé et compétent Ulysse.

 Le temps passé avec le héros est un temps magique où le voyageur marque une pause dans sa recherche frénétique et continuelle et subit l’effet bénéfique de la magie de Circé. Lorsqu’il repart plus tard, nous apprenons de son fils Télémaque que le caractère de son père s’est aggravé, devenant intraitable, incontrôlable et manipulateur.

Alors que dans l’Odyssée on ne peut rien savoir du sort de Circé depuis le départ du héros de l’île, dans le roman de Miller, le récit se poursuit en entremêlant les vicissitudes de la sorcière et d’Ulysse lui-même à travers l’histoire de Télégon, le fils qu’elle a eu du héros (sans que celui-ci ne le sache jamais). En fait, le roman s’inspire du cycle de récits mythologiques Telegonus (perdu mais transmis par Apollodore et Hyginus, un mythographe romain) sur l’histoire des enfants d’Ulysse, Pénélope et Circé.

Dans la splendide partie consacrée à la maternité de la magicienne, on retrouve toute l’humanité et la force d’une femme qui, même avec les moyens divins dont elle dispose, se retrouve à hésiter, à prendre des risques, à devoir faire des choix, en privilégiant toujours le bien de son enfant. Si, dans le récit mythologique, Circé rend Télémaque et Pénélope immortels, dans le roman de Miller, elle semble plus encline à œuvrer pour se débarrasser de sa propre divinité et devenir humaine en affrontant courageusement la vie et la décision de transgresser à nouveau, en quittant l’île et en se libérant de l’exil forcé…

Si Ulysse représente le voyageur par excellence, Circé, à jamais exilée sur l’île, devrait représenter l’espace et le temps suspendus et figés dans l’infini. Pourtant, son aptitude à la recherche dans l’art de la pharmaka font d’elle un véritable esprit libre; son imagination la place au-delà des limites physiques des frontières insurmontables et au-delà des impositions. Avec courage, persévérance, dignité et force, Circé résiste aux trahisons, aux insultes et au mépris permanent.

Un beau personnage féminin qui met en lumière d’autres manières d’être possibles, à l’image de celles d’Ulysse, le héros tant célébré. Un livre qui peut intéresser les donneconlozaino  tant pour son thème féminin que pour celui du voyage, à lire peut-être lors d’un séjour sur le splendide promontoire de Circeo, dont la légende veut qu’il soit l’île de la sorcière.

 

 

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