Colori e armonia

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Francesca, Roma

Francesca è nata a Roma 38 anni fa. Fin da quando era bambina le è sempre piaciuto disegnare capi di abbigliamento, ci racconta che sua madre ha una sfilza di collezioni disegnate da lei quando era piccola. Ha frequentato il liceo classico, avrebbe preferito il liceo artistico ma i suoi l’hanno convinta a seguire studi a loro avviso più strutturati. Ha recuperato dopo la maturità la sua passione scegliendo l’accademia di   moda e costume. Il percorso era incentrato più sul disegno che sulla produzione di abiti, non c’erano lezioni basate su taglio e cucito se non a livello superficiale, perciò il cucito è subentrato solo dopo l’accademia, quando Francesca ha cominciato uno stage in uno show room di abbigliamento. Ma ciò era ancora lontano da ciò che lei desiderava e avrebbe realizzato successivamente. Perciò, con due colleghe dell’accademia, ha creato un brand di abbigliamento “Le moustache” dove apparivano stampe di donne con i baffi. L’idea piaceva molto, le tre amiche hanno partecipato a vari eventi dove è stato riconosciuto il loro talento. Nella vita poi si prendono strade diverse e per questioni personali ognuna ha preso la sua direzione.

In seguito ha lavorato nel mondo del retail (operava all’interno di catene di abbigliamento) dove l’aspetto della consulenza era fondamentale:

Il lavoro mi piaceva ma mi mancava sempre un qualcosa. Nel frattempo è nata mia figlia e gli orari  erano diventati complessi per conciliare famiglia e lavoro, ho chiesto un part time, non potevo più lavorare otto ore. Nel frattempo ho frequentato dei corsi di taglio e cucito, volevo creare con le mie mani un capo da cima a fondo. Mi sono cimentata nella realizzazione a livello completo, creavo su richiesta. Mi appoggiavo ad un negozio di abbigliamento che esponeva i miei capi. Creavo il cartamodello, lo realizzavo su stoffa, poi lo cucivo. Anche in quel caso, non avendo un’entrata fissa, c’era un’instabilità economica e dovevo gestire con difficoltà gli introiti. Da una parte avevo il mio tempo da gestire come volevo ma il fatto di creare un modello giusto, trovare le stoffe adeguate era troppo oneroso.

In seguito si è dedicata all’’armocromia, basata su una vera analisi della persona che si ha di fronte:

Ho completato la mia professione inserendo aspetti importanti. Adesso non disegno solo il modello. Partecipo a eventi, mercati, ho una collezione di capi finiti ma mi sono orientata su una consulenza dello studio della persona. L’armocromia è una scienza, scegliere i colori che si armonizzino con l’abito è fondamentale. L’idea di base è che ognuno di noi ha una combinazione unica di pelle, occhi e capelli, e ci sono delle sfumature che si sposano meglio con questa armonia naturale. Mi piace dare dei consigli, indirizzare la persona verso la giusta via. Al momento faccio corsi di cucito per chi vuole imparare quell’arte. Il fatto di ritirare fuori dagli armadi modelli vintage è interessante. Tante persone mi chiedono di riprendere dei vestiti della nonna, della mamma e cercare di modificarli, recuperando non solo il capo ma il valore affettivo legato ad esso. “Riciclo creativo e sentimentale” lo chiamo. A volte compriamo senza pensare e abbiamo nell’armadio capi inutilizzati, io restituisco loro nuova vita e ciò ha tanto valore. Ci sono vestiti di una qualità che oggi non c’è più e riprendere abiti d’antan è una bellissima cosa. Mi piacerebbe incentrare quest’attività sul restyling innovativo.

L’armocromia è un’attività legata a ciò ma indipendente, è una vera e propria analisi del colore. Non si deve sottovalutarne l’importanza, ad ogni tinta corrispondono uno stato d’animo, le nostre emozioni, e anche il fatto che il colore stimola il nostro cervello.

 Se dovessi dare un consiglio alle donne con lo zaino direi loro di non avere paura, il cambiamento fa parte della vita, non bisogna chiudersi a riccio. Osate! Io la mattina mi sveglio, se scelgo un colore è perché mi sento di usarlo, senza paura di sembrare eccentrica. Ci sono dei metodi per creare degli abbinamenti; alle mie clienti suggerisco la ruota di Itten dal nome di uno studioso che progettò una ruota di tonalità che suggeriva varie armonizzazioni, come capire le armonie, come associarle, come creare delle triadi di colori abbinabili.

 L’armocromia  infatti affonda le sue radici nella teoria dei colori del pittore svizzero Johannes Itten che, nel XX secolo, ha ideato la sua famosa ruota cromatica che mette in rapporto tra loro i diversi colori suddividendoli in colori primari, secondari e terziari e ne studia le interazioni.

Il cerchio di Itten è composto da un triangolo centrale suddiviso nei tre colori fondamentali giallo, blu e rosso (detti colori primari). Nelle fasce confinanti sono presenti i colori derivati: l’arancione, il viola e il verde (colori secondari). L’esagono che si viene a formare poi è circoscritto dalle diverse sfumature e gradazioni di questi colori. Si vengono a formare in questo modo 12 colori che rappresentano i colori primari, secondari e terziari. L’utilizzo di questo strumento è semplice quanto potente: l’abbinamento tra i colori che si trovano nello stesso spicchio o in quelli adiacenti genera un effetto armonioso ed equilibrato. Invece l’abbinamento tra i colori che si trovano nella parte opposta fornisce un effetto vivace e brioso. Questo avviene perché i colori complementari si accendono e si esaltano tra loro.

L’armocromia si basa su questi principi, adattandoli alle caratteristiche individuali delle persone per trovare le palette più valorizzanti:

Non bisogna creare troppa confusione, io sono abbastanza lineare, sobria ma ci sono occasioni in cui utilizzo toni più vivi e fantasie particolari. Se in ufficio si utilizza un outfit tradizionale si può osare nella vita privata ma dipende dal nostro stile di vita.

Il periodo post covid ci ha abituato a tenute comode, quando non ci si poteva incontrare di persona, la tuta è diventata un capo essenziale, non la tuta da ginnastica tradizionale ma un tipo più rifinito. Durante lo smart working facendo riunioni su web cam bisognava sempre mantenere un certo decoro, perciò si utilizzavano capi comodo ma chic, uno stile comodo ma raffinato. Ho ricevuto richieste di abiti meno eleganti, più casual, perciò mi sono orientata su giacche a taglio vivo, con tessuti più comodi ed elastici che seguono la nostra fisicità. Ci siamo abituati a stare più comodi, a nostro agio.

Sicuramente lavorare per me stessa andando incontro ai bisogni delle persone mi fa sentire completa. Adesso realizzare qualcosa per qualcuno e vedere che c’è un bel riscontro mi fa andare avanti. Nei miei progetti futuri ci sono workshop di cucito creativo, mi piacerebbe riunire persone che condividono la voglia di cimentarsi nella creazione.

In generale donne creatrici mi ispirano anche con mostre esposizioni, sono amante di Coco Chanel e di Frida Kahlo, una donna che nonostante abbia sofferto tanto nella sua vita ha combattuto per ciò in cui credeva arrivando a voler rappresentare se stessa e ciò che sentiva. Mi sento molto legata all’epoca passata.

Sto frequentando un corso di imprenditoria femminile presso Pangea, un’organizzazione che lavora per le donne favorendone, con progetti di sviluppo e cooperazione, il riscatto economico e sociale. Siamo tutte donne aspiranti imprenditrici che vogliono crescere, sto alimentando contatti con artigiane e artiste per laboratori creativi su ciò che riguarda la creazione.

Adesso riesco a conciliare lavoro e famiglia, è un impegno continuo, ma è uno stimolo in cui mi sento libera di creare.

 

Raffaella Gambardella

Raffaella, appassionata narratrice, è una blogger che ha saputo rasformare le sue più grandi passioni – il cinema, i viaggi e la lettura – in una piattaforma vibrante e ispiratrice. Sin da piccola, è stata affascinata dalle storie: quelle raccontate sul grande schermo, lette nelle pagine di un libro o incontrate lungo il cammino nei suoi viaggi. Continua a intrecciare parole di donne in un cammino che non smette mai di arricchirla.

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