Cronache dalla Sicilia: La Riviera dei Ciclopi e Taormina

Cronache dalla Sicilia - parte 2

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Dopo la magica escursione sull’Etna ci dirigiamo verso Taormina passando per la Riviera dei Ciclopi, un tratto di splendido litorale di dodici chilometri tra Aci Castello e Aci Trezza di formazione lavica. La lava solidificatasi mezzo milione di anni fa ha dato origine a faraglioni e formazione rocciose tra le più suggestive d’Italia. Ci fermiamo a Aci Castello per un caffè e un cannolo al rinomato Caffé pasticceria Viscuso per poi visitare i resti del castello. Come un po’ dovunque in questa regione, il territorio è stato abitato dai Greci a cui poi sono seguiti i Romani, gli Arabi, i Normanni, gli Aragonesi. La storia parla della città Akis che in epoca romana partecipò alle guerre puniche e che diventò Jachium nel periodo dei Normanni quando fu costruita la fortezza e il Santuario di Valverde. Secondo il mito invece il nome deriverebbe da Aci o Jaci che era un giovane pastore innamorato della ninfa Galatea. Il gigante Polifemo, che viveva nell’Etna, ne era geloso e lo uccise schiacciandolo con un masso di lava. Galatea, disperata, fu ascoltata da Zeus che trasformò le sue lacrime nel fiume Akis, Aci.

La mitologia torna ancora quando, arrivati a Aci Trezza, in vista dei faraglioni, leggiamo la storia degli scogli che sarebbero stati scagliati dal ciclope Polifemo contro Ulisse in fuga con i compagni.

Guardiamo il mare azzurro e lo splendido paesaggio marino che comprende l’isola Lachea, il faraglione Grande, il Piccolo e altri quattro scogli a arco: tutta l’area è una zona marina protetta chiamata Isole Ciclopi. Oltre al percorso mitologico, può iniziare qui quello letterario pensando al romanzo “I Malavoglia” di Giovanni Verga, ambientato a Aci Trezza.

Riprendiamo l’auto per raggiungere Taormina, decisamente meno frequentata dai turisti in questa fredda mattina di fine dicembre. La nostra meta è il teatro antico che, benché spazzato dal vento e dalla pioggia, mi impressiona portandomi indietro nel tempo quando venivano concepite e rappresentate le commedie e le tragedie greche. Passo per l’orchestra e salgo le gradinate fino a raggiungere l’ultima dove si trova un doppio portico, coperto da una volta. Trentasei piccole nicchie si aprono sul muro del portico e forse servivano per accogliere alcune statue.

Mi rifugio in una di queste per ripararmi dalla pioggia e immagino di essere un cittadino greco che assiste alla commedia “Lisistrata”. Mi viene in mente “Chi-Raq”, il film di Spike Lee visto recentemente, rivisitazione moderna in musical della commedia greca: le donne di Chicago decidono di fare lo sciopero del sesso proprio come quelle di Atene e Sparta, le prime stanche di veder morire i figli, fratelli e compagni nella guerra tra le gang della città americana, le seconde per fermare il conflitto delle polis greche contro i Troiani. Rifletto sul fatto che i testi antichi sono tuttora di ispirazione e ci risuonano attuali per la capacità di rappresentare l’umanità con i loro dolori, fragilità, valori e dinamiche individuali, familiari e comunitarie. Con un altro salto nel tempo mi metto poi nei panni di un cittadino romano che assiste ai giochi tra gladiatori e belve: con i Romani il teatro viene infatti utilizzato per i giochi e i combattimenti dei gladiatori. L’edificio viene ricostruito da Roma nel II secolo d.C. e conserva inciso su alcuni gradini il nome di Filistide, la moglie di Ierone II, il tiranno di Siracusa che molto probabilmente fece costruire il teatro nel III a.C. Ancora oggi ospita spettacoli musicali, teatrali ed eventi culturali e premi internazionali. La prossima estate -leggo nel programma- si terrà tra l’altro il concerto dei Simple Minds.

La cavea, cioè lo spazio per le gradinate, ha un diametro di circa 109 metri ed è divisa in nove settori: per dimensioni è il secondo teatro in Sicilia dopo quello di Siracusa. La sua acustica è magnifica e la posizione panoramica: da un lato si staglia l’Etna e dall’altra il Mar Jonio.

Dopo la visita al teatro passiamo per il centro di Taormina con le sue strade di ciottoli e i molti negozi di souvenir (!) passando per il Duomo e la Torre dell’Orologio. Tutto risplende di luci e decorazioni natalizie cosicché la perla della costa orientale siciliana assume un aspetto particolare, certamente diverso dalle immagini di cartolina del periodo estivo. Inizia a piovere a dirotto quindi rinunciamo alla visita di Isolabella che ammiriamo dal belvedere gustando un ottimo arancino e scrutiamo di passaggio in auto tornando a Catania.

L’indomani ci aspetta un altro grande teatro immerso nel complesso archeologico Neapolis di Siracusa.

Patrizia D'Antonio

Grazie all’incontro con Alberto Manzi, a cui ha dedicato la propria tesi di dottorato e di cui è stata collega, ha intrapreso la carriera di insegnante, occupandosi di sperimentazione didattica delle lingue in Italia e all’estero, prima di trasferirsi definitivamente a Parigi. Ha pubblicato, di recente, Donne con lo zaino. Vite in cammino (Elliot, 2023), basato sul blog omonimo.

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