Pattini e argento vivo

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Paola R.- Milano, Genova, Roma, Vienna, Lugano.

 

Devi assolutamente conoscere Paola– mi ha detto Elisabetta quando abbiamo concluso nostra chiacchierata sulla sua vita tra Italia e Africa, a stretto contatto con cuccioli di leone.

Savana e studio

Incontro Paola e mi racconta subito di quando era piccola e viveva in Italia. I primi sei anni di vita si è spostata tra Milano e Genova, poi si è stabilita in pianta stabile a Roma, dove viveva la sua amica, proprio di fronte a casa sua. Entrambe frequentavano la stessa parrocchia di quartiere, si sono apprezzate e a volte allontanate. Lo scorso anno si sono incontrate per caso a Roma e hanno ritrovato subito la complicità di un tempo, gli anni sembravano non essere passati, la loro sintonia immutata. In quel momento Paola ospitava delle rifugiate ucraine a casa sua ed Elisabetta l’ha aiutata a gestire la situazione delle sue ospiti in fuga dalla guerra.

 Da allora abbiamo promesso di restare in contatto, ci scriviamo sempre. Siamo diverse di carattere, lei è precisa, ordinata, io allopposto, ma ci siamo sempre rispettate nelle nostre diversità. Rammento bene tutti i componenti della sua famiglia, ho un bellissimo ricordo della sua mamma, che si batteva nel quartiere per tutte le giuste cause. Il papà era più timido e riservato della moglie, la sorella esuberante. Ricordo quando Elisabetta ed io ci vedevamo dal balcone e ci salutavamo dandoci appuntamento a casa di una o dell’altra. 

Nel 1995, dopo essermi laureata e aver fatto uno stage in banca a Milano e poi un altro master, ho lasciato l’Italia. Così ho deciso, dato che il mio fidanzato viveva in Austria, di trasferirmi lì.  Sono stata criticata da tutti ma in quel momento non ho voluto sentire ragioni. L’Austria era allora un paese molto diverso da oggi; non apparteneva ancora all’UE ed era più “vicina” all’ EST che all’ OVEST. Era un paese marcatamente maldisposto verso gli stranieri. I primi tempi che vivevo lì, sono stata osteggiata e criticata per tutto e ho passato due anni senza poter fare il lavoro per cui avevo studiato. Non mi sono persa d’animo, ho messo da parte le mie ambizioni e ho cominciato a insegnare italiano alla Berlitz. Impartivo lezioni ad alcuni manager e anche a politici e nel ’97 mi si è prospettata la possibilità di lavorare alla SANPAOLO BANK di Vienna. Nella capitale austriaca c’erano molti diplomatici italiani, non solo lavoratori delle ambasciate, ma di svariate organizzazioni internazionali. Questo lavoro è durato due anni. finché la filiale è stata chiusa. Dopo un periodo stimolante e socialmente entusiasmante, mi sono ritrovata senza lavoro. Ho pianto per un mese, mio marito non sapeva come consolarmi…ma ho trovato presto un altro impiego presso la Landesbank Vorarlberg, che a quei tempi in Austria era anche in una ‘joint venture’ con una banca svizzera (la Banca del Gottardo). Si parlava italiano e tedesco, e venivano gestiti due fondi azionari austriaci, nonché clientela privata. Tuttavia, per ristrutturazione anche dell’azionariato, alla fine del 2001 mi hanno chiesto di trasferirmi in Svizzera. Per non abbandonare del tutto Vienna dove avevo da poco comprato casa, ho cominciato a fare  la pendolare, avanti e dietro, da Lugano a Vienna…Nel 2003 è nata mia figlia,  e con mio marito, che nel frattempo aveva perso il lavoro, abbiamo deciso di prendere una decisione più drastica e di fare della Svizzera il centro della vita del nostro nucleo familiare. Nonostante nuovi problemi da risolvere, sono riuscita a farmi spazio professionalmente. Nelle banche svizzere a quei tempi contava molto il fatto di essere un “nativo”, per un uomo anche l’aver fatto una carriera militare ma io, non essendo né svizzera né uomo con la divisa, sono comunque andata avanti con le mie forze e con un po’ di tenacia.

 La Banca del Gottardo in seguito è stata acquisita da BSI e sono cambiati l’ambiente, i colleghi, la strategia di mercato, i sistemi informatici…tutto! Alle difficoltà lavorative si è aggiunto il fatto che mio marito è caduto in depressione dopo la perdita del lavoro ed il trasferimento. Si è fermato, rifiutando di reinserirsi nel mondo professionale. Io cercavo di stimolarlo in tutti i modi ma lui passava le sue giornate con la cuffia davanti alla televisione. Nel frattempo mia figlia cresceva e aveva qualche difficoltà scolastica. In quegli anni, tra problemi lavorativi e familiari, ho iniziato a fare sport. Ho cominciato a fare pattinaggio sul ghiaccio da principiante per poi entrare nell’agonismo adulto e gareggiare arrivando anche a gare internazionali. Andavo ad allenarmi e, man mano che progredivo e non trovavo più stimoli in loco, ho spostato la maggior parte degli allenamenti su Milano dove ho ricevuto dal CONI un permesso per circolare anche durante le chiusure del lockdown dovuto al Covid.  In Svizzera ho conseguito il permesso di fare lezioni collettive (G+S) e poi mi sono avviata alla formazione per diventare giudice di test e gare. Mi interessava capire le logiche “dell’altra parte” e approfondire tematiche diverse nell’ambito della disciplina sportiva che più ho amato nella mia esistenza. Questo fino a febbraio 2022, quando ho avuto un incidente in allenamento e mi sono dovuta fermare. Solo a giugno 2023 sono stata operata al ginocchio dopo vari tentativi di recuperare con terapie conservative.

Paola sorride mentre aggiunge:

Però, smessi i pattini, ho cominciato a praticare a tempo “perso” un po’ la vela e un po’ il tango…non so se potrò tornare all’agonismo sui pattini, prima mi allenavo quasi tutti i giorni, adesso non si sa se il ginocchio tornerà quello di un tempo, ma mi mancano molto la mia ‘squadra adulti’, i miei allenatori, l’ adrenalina della gara e quel cercare di controllare le proprie emozioni mettendo insieme il corpo e la testa in quei due minuti di performance dove giochi mesi e mesi di indefessa preparazione…

Sono stupita dall’argento vivo di Paola che, dopo un lavoro duro in banca è riuscita a conseguire traguardi così prestigiosi nello sport.

All’ inizio, dopo gli allenamenti, la notte non riuscivo a dormire per l’“eccitazione” che questo mi provocava, anche se tornavo tardi, a volte anche alle due di notte. Inoltre mi muovevo spesso tra tre Paesi, (Austria, Svizzera e Italia) e cercavo sempre di portarmi i pattini anche in vacanza (ho pattinato anche a Dubai e a Abu Dhabi). Ho divorziato alla metà di maggio del 2023: non è stata una scelta facile. In Svizzera vige il concetto che se divorzi devi garantire al coniuge lo stesso tenore di vita di prima, pertanto, essendo io a mantenere la famiglia, ho pagato in modo davvero oneroso la mia scelta. Il giudice mi ha detto che se avevo resistito venti anni con un marito nulla facente era perché mi stava bene; io l’ho fatto in realtà tardi anche per mia figlia che era la parte più debole, alla quale volevo dare un esempio ma volevo anche che capisse bene la situazione. Dopo la separazione da mio marito, lei vive a Vienna con il suo papà, e spero che con il tempo comprenda la mia scelta. La decisone di divorziare in Svizzera è una rovina, molti padri separati vivono in povertà. A nessuno in udienza interessava il fatto che mio marito potesse ancora trovare un lavoro, io ho dovuto accettare di pagare a lui (non a mia figlia) una mensilità nettamente superiore alla copertura dei suoi costi personali e di destinare a lui metà di tutto il mio secondo pilastro pensionistico (e questo significa già che sarà difficile poter rimanere qui in pensione). Il divorzio è stato una calamità per me, mio marito ha avanzato anche pretese sulla casa di Vienna. Volevo che almeno mia figlia fosse mantenuta anche dal papà ma il giudice ha detto che essendo maggiorenne non sarebbe stato possibile. Ho pagato fior di avvocati mentre lui è arrivato in udienza con il suo zainetto ed il suo laptop. È stata un’esperienza che mi ha ferito, volevo riprendermi la mia dignità ed invece ho pagato tutto il possibile mentre lui ha solo incassato. In Svizzera si lavora tanto, non mi è stato mai regalato nulla. Ho il grande vantaggio di conoscere il tedesco, anche perché ho vissuto a lungo a Vienna; mio marito non ha mai imparato davvero bene l’Italiano e quindi parlavamo tedesco anche in famiglia. Non è facile trovare questa competenza linguistica ad alto livello neanche in Ticino. Socialmente sono anche molto empatica ed interagisco molto bene con persone di altre culture anche perché mio padre ha lavorato moltissimo all’estero.

Chiedo a Paola quando si è avvicinata allo sport:

Al pattinaggio mi sono avvicinata seriamente dopo i 40 anni, prima avevo provato solo qualcosa di molto ridotto, mi piaceva molto guardarlo come sport e avevo iscritto appena possibile mia figlia ad un corso amatori. Mentre la guardavo volteggiare, ho pensato che era una pratica bellissima e mi sono lanciata pure io. Tutti gli allenatori mi incoraggiavano a fare le gare e alla fine ho osato. Ho imparato a dominare le mie emozioni, in gara in soli due minuti si deve andare al massimo. Ho studiato coreografia, balletto e tanto altro ma la cosa per me più difficile è stata quella di dominare le mie emozioni. Se non riesci, il ghiaccio non ti perdona e la tua performance sarà nettamente inferiore a quella in allenamento. Il mio nuovo compagno mi ha promesso di ballare con me in futuro ma non vuole che faccia più acrobazie con salti e trottole, e ha proposto di fare insieme a me pattinaggio e danza di coppia.

Chiedo a Paola quali siano i suoi progetti per il futuro e senza esitazioni mi risponde: –Ottenere di divorziare secondo giustizia!

Le chiedo se pensa di tornare un giorno a vivere In Italia:

 Non credo che tornerò mai in Italia, dopo avere vissuto in tre nazioni penso davvero che gli Italiani siano davvero intelligenti e capaci ma vivono sulla loro pelle troppe ingiustizie, i talenti vengono calpestati. Quando torno in patria soffro da morire, il mio futuro non lo vedo lì, patisco per le donne italiane, in Germania sono più rigidi ma rispettano le donne, le trattano in maniera più egualitaria. Inoltre, oltralpe c’è l’idea della società che sta al di sopra dell’individuo. Se entri nella metro, quasi tutti stanno in silenzio, negli ambienti pubblici mettono da parte i loro personali egoismi. In Italia siamo abituati a combattere per tutto e questo ci dà una certa aggressività che per me è snervante. Forse andrò a finire in Nuova Zelanda…Tutta la mia famiglia vive all’estero: mio fratello a Cambridge, una sorella a Vienna, l’altra a Berlino: siamo ingegneri, psicologi, l’esempio palese della fuga dei cervelli. C’è un programma in Italia che si chiama rimpatrio dei cervelli, io non mi ritengo un cervello, sono semplicemente una persona che si è impegnata, ma non credo di tornare.

Chiedo a Paola se tra lavoro e sport ha tempo per viaggiare:

Ho iniziato a viaggiare dai tempi del liceo, ho fatto due inter Rail, due estati in India, ho sempre girato moltissimo: Nuova Zelanda, Canada, Kuwait, America Latina, Uruguay. Il mio sogno è quello di vivere in barca a vela e fare il giro del mondo. Mi sto impegnando per fare un corso principianti, ho comprato i libri per la patente nautica, conto di prendere il brevetto quando avrò più tempo a disposizione. Per ora lavoro sodo, ho molte responsabilità, mi occupo di una esigente clientela internazionale che vuole investire.

Come per tutte le donne che scrivono per il blog domando a Paola di riempire uno zaino virtuale:

Se dovessi riempire uno zaino ci metterei i documenti, un quaderno, un cellulare, un piccolo computer, un cappello per la pioggia e uno per il sole, il mio peluche pinguino e il mio compagno, viaggiare da soli non è come viaggiare in due.

Mentre saluto Paola mi lamento del caldo afoso che attanaglia Roma in estate e del fatto che esito ad accendere il mio condizionatore per non contribuire all’effetto serra e lei cerca di rassicurarmi:

In questo periodo in cui tutti parlano di disastri ambientali in Svizzera ci esortano a non sprecare l’acqua, a non fare spesso  la doccia, a  non accendere il condizionatore, ma io credo che da questo disastro ecologico ci salverà solo la tecnologia. Non so come, non sono un ingegnere ma è solo l’innovazione che ci potrà salvare.

 

 

R.

Raffaella Gambardella

Raffaella, appassionata narratrice, è una blogger che ha saputo rasformare le sue più grandi passioni – il cinema, i viaggi e la lettura – in una piattaforma vibrante e ispiratrice. Sin da piccola, è stata affascinata dalle storie: quelle raccontate sul grande schermo, lette nelle pagine di un libro o incontrate lungo il cammino nei suoi viaggi. Continua a intrecciare parole di donne in un cammino che non smette mai di arricchirla.

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