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-La settimana prossima partirò per Rhemes Notre Dame- ha esordito così la mia amica Paola, aggiungendo che sarebbe stato un po’ duro per lei affrontare da sola tante ore di macchina con i suoi due gatti. Non ci ho pensato su due volte e mi sono offerta di accompagnarla, ero stata solo una volta in Valle d’Aosta e avevo voglia di esplorare meglio con lei la regione dove lei si reca una volta l’anno. Tra escursioni in montagna e passeggiate lungo i tanti ruscelli della zona, ho apprezzato la sua casetta rustica costruita tutta in legno e piena di oggetti lavorati a mano.
Ogni posto meriterebbe descrizioni accurate ma per le lettrici del nostro blog privilegerò la narrazione di una donna del passato, Caterina di Challant. Era una donna volitiva che nel 1400 osò sfidare le convenzioni del tempo che asserivano che “nessuna terra può essere ereditata da una donna, spetta solo ai figli maschi.” Di tutto ciò sono venuta a conoscenza durante una visita notturna al castello di Introd.
Introd è una bella cittadina il cui nome vuol dire “Entre eaux”, ovvero tra le acque di due corsi d’acqua: il torrente Savara e la Dora di Rhêmes. Si trova Su un promontorio roccioso ai piedi del parco nazionale del Gran Paradiso.
Attirata dalle locandine che invitavano a visitare il castello, ho partecipato ad un’escursione notturna. Ci hanno consegnato all’ingresso delle torce elettriche. Paola mi ha raccontato che lei ha visitato più volte il castello di giorno ma che la notte rendeva la visita suggestiva. La guida ci ha detto che l’architetto Giovanni Chevalley tra gli anni 1912 e 1916 ha operato un restauro e ci ha invitato a conoscere altri edifici quattrocenteschi che rendono speciale questo luogo: il granaio, con una serratura davvero originale, raffigurante un castello dotato di torri e la cascina L’Ola, un interessante edificio che ha ispirato le stazioni ferroviarie della Valle d’Aosta.
Abbiamo ammirato gli eleganti arredi delle sale e l’imponente cucina ancora piena della fuliggine depositatasi durante i secoli, (ci auguriamo che non venga rimossa dai futuri restauratori!). Dalla torre del castello si vede la torre svettante del vicino campanile e le luci delle vicine località, di giorno si possono scorgere il Monte Bianco e il Monte Rosa.
Nel castello di Introd è esposto un documento di grandissima importanza: una bolla firmata dal Papa Nicolò V del 1453 che autorizza il matrimonio tra la contessa Caterina di Challant e Pierre Sarriod d’Introd. Il documento testimonia la perseveranza di una donna moderna e coraggiosa, che nel XV secolo riuscì a sfidare le regole dell’epoca inaugurando addirittura la convivenza con il suo amato. Nel 1430 Caterina sposò in prime nozze il cugino Giovanni di Challant, debole e malato di epilessia che morì alcuni anni dopo e da cui ebbe due figlie. Alla morte del marito non le fu facile ottenere il castello: la successione fu osteggiata dai suoi parenti maschi, che reclamavano i feudi: la legge Salica impediva alle donne la successione nel feudo. Caterina però fu tenace nel difendere con la forza le sue terre. Fu aiutata appunto da Pierre Sarriod d’Introd, che divenne il suo secondo marito. Dal 1449 Caterina conviveva con lui ma non poteva sposarlo in quanto suo consanguineo, pertanto cercò a lungo l’approvazione del Papa che arriverà soltanto dopo quattro anni di suppliche. La bolla permetterà ai due cugini di sposarsi, ma i loro problemi non termineranno qui: le lotte contro Giacomo di Aymavilles, che rivendicava l’eredità del padre di Caterina, porteranno alla morte di Pierre d’Introd, impedendo definitivamente a Caterina di rivendicare l’eredità paterna, in quanto donna. Dopo queste prime nozze Caterina si sposò una terza volta con Pietro di Chissè, signore di Polinge e balivo di Aosta. Negli anni successivi tentò ancora alcune volte di recuperare la contea di Challant, ma senza successo.
In seguito Caterina fu accusata di stregoneria per avere effettuato dei sortilegi contro i Savoia, ma poi prosciolta. Il duca Ludovico di Savoia la perdonò, nonostante la moglie Anna di Lusignano sostenesse la colpevolezza della Challant.
Degli ultimi anni di Catherine si sa pochissimo e non sono certi neppure l’anno di morte e il luogo di sepoltura. Molto amata nella valle, la figura di Caterina viene fatta rivivere durante il carnevale a Verrés che celebra l’eroina medievale e suo marito, rievocando l’episodio in cui il 31 maggio 1450 lei scese con il marito Pierre d’Introd nella piazza del paese e si mise a ballare insieme agli abitanti.
Caterina aveva un temperamento caldo e passionale, un carattere pieno di fierezza, coraggio e risolutezza, ed un grande ascendente sugli uomini. Sapeva essere dama ed allo stesso tempo cavaliere: era abile nel cavalcare e nel maneggiare la spada.
All’uscita del castello abbiamo riconsegnato alla guida le torce elettriche che ci avevano consegnato all’ingresso, mi sono voltata indietro e, alla luce della luna, ho percepito un lieve movimento: mi piace pensare che Caterina abiti ancora lì e si aggiri ancora nelle stanze del castello per ricordarci che dobbiamo essere tenaci per conseguire i nostri obiettivi: grandi o piccoli che siamo, non dobbiamo arrenderci alla forza delle convenzioni…
R.