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Giada, Castelfranco Veneto (TV)
Durante il nostro soggiorno a Castello Tesino, Loredana ed io abbiamo saputo che nelle vicinanze si trovava un tempio di pratica buddhista. In una delle nostre escursioni abbiamo chiesto indicazioni e cercato sulle mappe del cellulare l’esatta ubicazione. Non era ben chiaro se era possibile arrivarci con l’automobile e stavamo per desistere dato che la mia amica aveva dei problemi ad un piede che le avrebbero impedito di camminare a lungo. All’imbocco del sentiero per il tempio però c’era indicato un numero di telefono per richiedere informazioni. Una voce gentile mi ha spiegato che saremmo potute comodamente arrivare lì con la macchina, così ci siamo avventurate in una stradina sterrata.
Arrivate al tempio ci ha accolto un uomo che ci ha invitato a visitare il luogo, ci ha regalato alcune riviste per conoscere il buddhismo e indicato le attività che si svolgono nella sede tutto l’anno. Ci ha spiegato che Il Tempio Tenryuzanji è un luogo di pratica che segue le antiche tradizioni Theravada e Tendai, ci si svolgono cerimonie aperte a tutti, ritiri di meditazione e ritiri di arti marziali. Il tempio è uno spazio che offre ascolto alle esigenze di tutti quelli che cercano dialogo e sostegno. Insieme al tempio, coesistono l’associazione Samatha-Vipasyana e la scuola di arti marziali Sakushinkan. Queste tre entità vivono in mutua interdipendenza, pur conservando ognuna la propria identità.
Solo alla fine della nostra conversazione il nostro accompagnatore si è presentato: si chiama Seiun ed è un monaco, il fondatore del centro. Seiun pratica il buddismo giapponese e lo definisce una medicina per la mente, che dà equilibrio. I problemi che attanagliano la nostra società ci inducono in stato di ansia, c’è sempre bisogno di qualcosa e c’è sempre qualcuno che offre qualcosa. La meditazione non crea dipendenza, ma praticarla dà un senso di libertà e autonomia.
Loredana ed io abbiamo ringraziato Seiun per le sue spiegazioni. Mentre stavamo per andare via, ho notato Giada, una giovane donna che mi ha detto di essere lì perché stava partecipando alla Jukkai, il ritiro di dieci giorni che si svolge ad agosto. Ogni anno la scuola Sakushinkan organizza alcuni ritiri. Oltre ad essere un ritiro di pratica fisica e spirituale, è anche un’occasione per vivere in comunità assieme ai propri compagni.
Giada mi ha spiegato che il Sakushinkan Budo è il metodo di addestramento della sua scuola per lo studio dei programmi di Sogo bujutsu, ovvero l’insieme delle molteplici antiche arti guerriere del Giappone. Il Sogo bujutsu comprende diverse discipline tradizionali per il combattimento disarmato, come il Jujutsu, il Taijutsu e il Kempo, e armato, come il Kenjutsu, il Bojutsu e lo Shurikenjutsu.
Giada era emozionata mentre mi raccontava del suo esame per il passaggio di cintura:
Il 24 giugno ci siamo tutti riuniti al Camping Tesino per cominciare la Shikenkai. La Shikenkai 2023 è il ritiro che la scuola Sakushinkan svolge solitamente nel mese di giugno. Non si tratta solamente di un ritiro di pratica fisica e spirituale, è anche un’occasione per dimostrare ciò che si è imparato durante l’anno.
Mentre aspettavo il mio turno per sostenere l’esame ho realizzato come, nonostante la paura, io fossi piena di energia, ero più calma di quanto avrei pensato. Anche se ero spaventata, ho accantonato il timore in un angolino e ho preso il controllo di me stessa e delle mie emozioni. In passato ho lasciato che la paura mi prevaricasse e restando preda dell’insicurezza sbagliavo tutto, deludendo prima di tutti me stessa. Temendo di risultare ridicola, alla prima sconfitta scappavo; se fossi ancora così, certo sarei già da qualche altra parte a fuggire di nuovo. Non voglio più avere paura dell’impotenza, ed è per questo che pratico arti marziali. Nel gruppo di Sakushinkan mi sento come in famiglia e la paura di non essere abbastanza mi ha lasciata.
Sentivo che nei miei kiai c’era l’intenzione, perché i colpi erano decisamente più forti di quelli che sferravo durante i keiko. Mi sono presa del tempo per respirare e rallentare i pensieri, come aveva consigliato Chugi Sensei, ho fatto alcuni errori che si sistemeranno con la pratica e ho superato l’esame. Quando i Sensei hanno confermato la mia promozione, un altro peso è volato via e il mio sorriso è potuto sbocciare.
Finiti gli esami di tutti, ci siamo rialzati in piedi, stavo per iniziare a parlare con i miei amici quando in lontananza ho visto Francesco che mi si avvicinava tenendo in mano le cinture viola. Mi aveva già anticipato di averne in più a casa e che me ne avrebbe regalata una se avessi passato l’esame, ma non pensavo che me l’avrebbe data subito alla Shikenkai! Presa alla sprovvista sono scoppiata a piangere in un miscuglio di gioia, sorpresa e tensione volati via. Poi mi hanno abbracciata quasi tutti e tra le braccia di Sara ho pianto di nuovo per la felicità e per l’affetto reciproci, anche lei ha superato l’esame! Quando mi sono calmata, stavo per togliermi la cintura bianca per mettere la viola ma Chushin Senpai mi ha fatto prendere un colpo dicendo «Ferma!»: era il Sensei a dovermi mettere la nuova cintura e così è stato. Il Sensei mi ha stretto la cintura viola e mentre la legava mi sono commossa di nuovo; mi sembrava che fosse fiero di me. Pensare che i Sensei lo siano, mi riempie di conforto ed energia. Sono i miei maestri, le mie guide e mi stanno insegnando a vivere.
La mia cintura rappresenta l’inizio della mia crescita, l’arrivo al mio primo obiettivo. Ottenere la cintura viola e il mon (emblema giapponese usato per identificare un individuo) della scuola è stata per me una grande soddisfazione: significa che sono riuscita a resistere, che ho continuato senza arrendermi arrivando dove sono ora. L’orgoglio mi riempie il sorriso: sono davvero io.
Sono migliorata in dojo, sono migliorata nella vita. La cintura non è solo un simbolo di livello marziale ma è anche un riconoscimento per il lungo e faticoso viaggio affrontato fino a questo momento. Come hanno detto i Sensei, anche con la viola bisogna mantenere la mentalità della cintura bianca, cioè si è sempre pronti ad imparare. Ho passato l’esame e sono entrata ufficialmente nella scuola Sakushinkan diventando cintura viola: adesso si inizia davvero!
Ho chiesto a Giada come ha conosciuto tale disciplina e mi ha detto che per caso, mentre era in vacanza nella zona, ha conosciuto il monaco Seiun e scoperto che è un maestro di arti marziali.
Il Sakushinkan Budo è il metodo di addestramento della nostra scuola per lo studio dei programmi di Sogo bujutsu, le antiche arti guerriere del Giappone. Il Sogo bujutsu comprende diverse discipline tradizionali per il combattimento disarmato, come il Jujutsu, il Taijutsu e il Kempo, e armato, come il Kenjutsu, il Bojutsu e lo Shurikenjutsu.
Chiedo se ci sono molte donne a praticare tale disciplina e Giada mi risponde che, oltre a lei che vive e si allena a Castelfranco Veneto (TV) ci sono due ragazze a Bologna e una a Cagliari.
Come per tutte le donne che intervisto per il blog, mi informo su cosa metterebbe nel suo zaino e lei mi risponde:
Certamente nel mio zaino metterei il coraggio e la determinazione nel procedere verso il mio obiettivo, porterei con me anche tutti i miei compagni di Sakushinkan perché grazie a loro mi sento bene in ogni momento. Lascerei fuori dallo zaino l’insicurezza e l’esitazione, perché non servono a niente.
Le rivolgo infine alcune domande:
-Che cosa consiglieresti alle ragazze che si avvicinano alle arti marziali?
Consiglierei di credere in sé stesse, di non abbattersi alle prime difficoltà, di avere determinazione e di mettere passione in ciò che praticano.
-Che cosa ti ha insegnato tale disciplina?
Mi ha insegnato a credere in me stessa e nelle mie capacità, ho imparato a non temere più il dolore e la fatica e a superare il limite che impedisce di crescere e migliorare. Limite che alla fin fine è solo un’illusione creata dalla mente per evitare ogni fatica.
-Quali sono i progetti per il futuro?
In futuro voglio diventare una ragazza che affronta la paura a testa alta. Migliorerò nelle arti marziali e avanzerò di livello. Qualunque strada prenderò in futuro, voglio restare legata alla scuola Sakushinkan, al tempio Tenryuzanji e a tutti i miei compagni, compresi i sensei, che ho incontrato lungo la strada della mia crescita.
R.