Getting your Trinity Audio player ready...
|
Paola, Como, Basilea

Quando era piccola Paola si chiedeva come mai, quando assisteva alle varie celebrazioni durante la Messa, a officiare ci fosse sempre un maschio.
E questo non avveniva solo in chiesa dove, si sa, è interdetto l’ufficio delle sacre funzioni alle donne, ma succedeva anche in altri contesti.
Crescendo, Paola ha intrapreso vari percorsi ma quel pallino è rimasto in lei fin quando ha deciso di uscire formalmente dalla Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana (attraverso il cosiddetto “sbattezzo”, inteso come atto politico di ribellione all’Istituzione che per eccellenza è culla e incarnazione del Patriarcato) e ha frequentando un corso per celebranti laico-umanisti proposto da UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti di Roma), proprio quella stessa associazione che l’aveva informata su come uscire dalla Chiesa.
Paola:
La ‘Celebrante laica-umanista’ è una nuova figura professionale (nata nel mondo anglosassone e approdata da qualche anno anche in Italia) a cui ci si rivolge quanto si vuole celebrare qualcosa di significativo al di fuori di un sistema religioso, quale esso sia. Una cerimonia laica è un modo di onorare i momenti importanti delle nostre vite, affinchè siano resi indimenticabili attraverso le parole, i gesti unici e significativi e le testimonianze delle persone care che compongono le vite di chi intende ricordare i momenti di passaggio significativi della propria esistenza o di quella di una persona cara.
C’è anche chi, in occasione di un funerale, chiede un commiato laico per la persona defunta, ma, anche e soprattutto, per chi rimane; ed è proprio in quella occasione che si ha la grande opportunità di raccontare la storia di quella persona, unica e speciale, e ciò aiuta in modo sorprendente i familiari nell’accettazione e nell’elaborazione del lutto.
Quando mi conferiscono l’incarico di celebrante, dapprima raccolgo il racconto di vita dai committenti della cerimonia, dopodiché elaboro tali informazioni e aiuto i familiari, i parenti e la comunità tutta che desidera testimoniare il proprio affetto alla persona defunta, a mettere in ordine, racconti, pensieri, aneddoti anche divertenti che hanno condiviso nel loro percorso di vita, senza dimenticare le loro emozioni.
Le celebrazioni dei matrimoni, siano simbolici o anche con valenza civile, sono più semplici, perché per la loro preparazione e per la scrittura della storia d’amore dei protagonisti ci si muove con largo anticipo; nel caso del funerale, invece, i tempi sono molto stretti e si hanno a disposizione solo tre o quattro giorni per essere in grado di scrivere un commiato degno di restituire la storia di vita della persona che ci ha lasciato e di onorarla nel modo più corretto possibile.
www.latuacerimonia.it
Il lavoro di Paola nasce dalla sua passione per la scrittura, che si esprime soprattutto nei suoi libri
Paola
L’ultimo mio romanzo in ordine di tempo, si intitola: ”L’archivista di Torrechiara” (Bertoni Editore) ed è la creatura più sofferta, in termini di scrittura e durata della stesura della storia. È forse quella che mi sta più a cuore (senza nulla togliere ai libri scritti e dedicati ai miei due figli), perchè è una storia di donne che si prefigge di parlare alle donne, in un mondo e in una società come quella narrata nel romanzo (siamo nel 2027), ma anche in una società e in un mondo come quello attuale in cui ci troviamo a vivere, dovendo far fronte alle stesse disparità di genere, alle stesse ingiustizie e violenze perpetrate sul corpo (e sullo spirito) delle donne, insomma alle stesse atrocità che accompagnano la storia delle donne sin dall’antichità e dalla caccia alle streghe.
La vicenda si sviluppa in un futuro distopico non poi tanto lontano, dove si vede nascere una micro società fatta di donne che, pur non parlando la stessa lingua o, addirittura, pur non parlando affatto, come nel caso di Albina, la guardiana del castello, una sorta di ‘donna medicina’, muta e sorda dalla nascita, che però capisce e comunica meglio di tanti esseri umani dotati di voce e orecchie senzienti. Ad affiancare queste due donne, tanto diverse ma coraggiose e unite in un legame strettissimo di sorellanza, con il procedere della storia, sopraggiungono altre donne, di età, culture e lingue differenti, ma che sapranno (e vorranno) accompagnare Anna e Albina nelle loro battaglie di umanità. E così tutte queste donne diventano simbolo della lotta per “restare umani” al di là delle barbarie e delle violenze perpetrate fuori dalle mura del castello e diventano, anche loro insieme alla protagonista, donne combattenti, alleate e solidali in una sorta di romanzo di formazione dove diventano capaci di prendere la decisione di giocare con le loro proprie regole e non più con quelle imposte da un’autorità esterna, incarnata dai militari e dalle Leggi disumane di un sedicente “Nuovo Stato Italico”.
“L’archivista di Torrechiara è una storia di lotta, di passione, di resistenza ma, soprattutto, di solidarietà al femminile, di autentica sorellanza e di rinascita dalle macerie.
Paola, oltre a scrivere, insegna chitarra classica presso la Musikakademie di Basilea; si muove tra Como e la Svizzera ed è madre adottiva: la prima figlia è arrivata a 16 mesi, attraverso un percorso di adozione nazionale, il secondo a distanza di sette anni dalla prima adozione, tramite l’adozione internazionale.
Dalle esperienze tragicomiche di questi due cammini di vita per diventare madre sono nati due libri: nel primo, “Progetto Aranjuez. Diario di bordo di una madre adottiva” Paola racconta le tragicomiche avventure che ogni coppia deve affrontare per ottenere il patentino (il famoso “decreto di idoneità”) di genitore adottivo tra colloqui con psicologi e assistenti sociali e la giungla del Tribunale dei Minori e degli enti preposti alle adozioni internazionali. Il secondo è una fiaba illustrata, dal titolo “Il primo raggio di sole. Canto a tre voci”, in italiano e inglese, dedicata al primo incontro con il suo secondo figlio arrivato dall’India, a tre anni e mezzo.
La fertilità – ci tiene a sottolineare Paola – non si esplica esclusivamente nel mettere alla luce i figli e a farli uscire dalla propria pancia per dimostrare di essere “femmine fertili e capaci” e di “funzionare in modo funzionale alla Società”, la fertilità si declina in tantissimi modi differenti: nel dipingere, nel cantare, nello scrivere romanzi o nel comporre poesie, insomma, nel dare il proprio contributo originale, e unico, al mondo come si evince anche dalla lettura del suo blog dedicato alla scrittura
http://www.paolaminussi.com.
Paola si impegna anche nell’ambito musicale, essendo cresciuta, fino dalla più tenera età, con la chitarra in mano:
Mi dedico alla musica classica dall’età di sette anni, ho girato il mondo facendo concerti come solista e con il Duo Ghiribizzo, insieme a mio marito, suonando musica del XIX secolo su strumenti dell’epoca.
Vivo a Como e lavoro in Svizzera, alla Musikakademie di Basilea dove insegno chitarra classica: la musica, le parole e la storia sono argomenti che mi hanno sempre appassionato e, fin da piccola ero solita trascorrere i miei pomeriggi dopo la scuola ad ascoltare la radio, che ai tempi era per me la filodiffusione nella cucina dei miei genitori; sarà per questo che mi piace ideare e condurre trasmissioni radiofoniche, il cui argomento sia la musica classica, le storie di vita e i talenti delle donne, troppo spesso negletti e dimenticati dalla Società.
Chiedo a Paola in cosa si sente accomunata alle “Donneconlozaino”:
Adoro sentirmi sempre in viaggio: ho lo zaino e il trolley sempre pronti. Appena posso volo in Portogallo. Sogno di trasferirmi un giorno a Lisbona e di trascorrere il mio tempo leggendo i Tarocchi, scrivendo, leggendo e allevando galline da compagnia, insieme, ovviamente, alle mie gatte. Dopo tutte queste attività, scendere alla pasticceria sotto casa e celebrare il rito della colazione/spuntino/merenda/aperitivo con un ottimo cafezinho alla portoghese, i favolosi dolcetti della cucina tipica lusitana e un bicchierino di Porto.
Nel mio zaino porterei un libro, la mia gatta e il Fado, la musica tradizionale portoghese, che adoro.
Inoltre mi accomuna al vostro blog l’entusiasmo nel fare rete tra persone che condividono progetti, desideri e sogni e che cercano di realizzarli.
A questo proposito ho fondato e sono presidente della Women in White–Society (www.womeninwhitesociety.org) che ha lo scopo di promuovere la cultura e il pensiero femminile nella società. Con tale associazione abbiamo ideato e promosso una campagna contro i messaggi e il linguaggio sessista: “#Io mi sono scocciata”e organizzato diverse stagioni letterarie e culturali dal titolo: “Spazio al femminile”.
Sono convinta sia necessario fare rete tra donne e promuovere e attivare sempre di più belle collaborazioni, che rendano la nostra società un luogo più colorato, accogliente e rispettoso delle differenze (non solo di genere). Proprio per tale motivo mi piace in particolar modo celebrare i “Cerchi tra Donne” il 21 giugno di ogni anno, un vero e proprio rito di sorellanza in occasione del Solstizio d’Estate e celebrare ogni momento di passaggio al femminile, dalla nascita, al menarca, alla maggiore età, al matrimonio e, perchè no, anche alla separazione dal coniuge e all’inizio di una nuova vita, che, e lo dico per esperienza, per noi donne, si risolve spesso in una nuova vita più leggera in cui abbiamo, davvero, la possibilità di esprimerci al meglio, libere e liberate da gabbie di genere che, ahinoi, esistono ancora oggi e sono fortissime da sradicare.
http://www.womeninwhitesociety.org
R.