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8 marzo in guerra: sembra un incubo ma è vero.
Le immagini che ci arrivano dall’Ucraina sono terribili: volti sofferenti, uomini in divisa, armi, moltitudini di persone affollate sotto terra, in metropolitana per difendersi dai bombardamenti, donne e bambini in fuga.
Ciò che mi atterrisce in quanto donna è il rischio di stupri , una mostruosità sempre presente nei conflitti bellici dove la violenza sessuale viene usata come una vera e propria arma per punire le donne, specie quelle in prima linea: giornaliste, combattenti e dissidenti. Lo stupro viene usato per punire loro, le più esposte, e per rappresaglia nei confronti della popolazione, un modo per ribadire la conquista del territorio.
Nel classico del femminismo “Contro la nostra volontà” Susan Brownmiller ha evidenziato come in guerra lo stupro diventa un reale strumento di rappresaglia che legittima i soldati a comportarsi di conseguenza.
La Brownmiller nel suo libro sostiene che lo stupro “non è altro che un processo cosciente di intimidazione mediante il quale tutti gli uomini mantengono tutte le donne in uno stato di paura”. Per scrivere il libro l’autrice ha trascorso quattro anni a indagare sul terribile fenomeno dello stupro studiandolo nel corso della storia, dai primi codici della legge umana fino ai tempi moderni.
Lo stupro di guerra rende il corpo delle donne un oggetto a disposizione dei soldati, la cui proprietà viene sancita con l’atto di guerra stesso e in alcuni casi viene sfruttato come forma di pulizia etnica o genocidio.
Che fare? Ci chiediamo tutte, atterrite da un fenomeno così perverso.
In aperto contrasto a Putin, le femministe russe hanno lanciato un appello al mondo per chiedere la fine della guerra in Ucraina.
“Come cittadine russe e femministe, condanniamo questa guerra che significa violenza, povertà, sfollamenti forzati, vite spezzate, insicurezza e mancanza di futuro. Tutto ciò è inconciliabile con i valori e gli obiettivi essenziali del movimento femminista. La guerra intensifica la disuguaglianza di genere e mette un freno per molti anni alle conquiste per i diritti umani. La guerra porta con sé non solo la violenza delle bombe e dei proiettili, ma anche la violenza sessuale: come dimostra la storia, durante la guerra il rischio di essere violentata aumenta di molto per qualsiasi donna. Per questi e molti altri motivi”- lanciano l’appello- “le femministe russe e coloro che condividono i valori femministi devono prendere una posizione forte contro questa guerra scatenata dalla leadership del nostro paese”.
Chiedono inoltre alle donne di tutto il mondo di partecipare a manifestazioni pacifiche e lanciare campagne contro la guerra. Le invitano a usare il simbolo del movimento femminista di resistenza contro la guerra e gli hashtag #FeministAntiWarResistance e #FeministsAgainstWar .
Noi “donneconlozaino” ribadiamo la nostra contrarietà a questa e a qualsiasi altro tipo di guerra. Le nostre armi saranno le nostre parole.

R.