Titti e la Biodanza

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Titti è una trasteverina verace che ha vissuto in Cile, in Spagna, in Belgio per poi tornare a Roma con uno zaino pieno di musica e danza. Proprio in Cile, un giorno, ha seguito un’amica in un laboratorio dello psicologo e antropologo Rolando Toro Araneda, creatore, negli anni ‘60, della Biodanza rimanendo affascinata dall’intensità dell’esperienza e dalla gioia di vivere da lui trasmessa. Insieme a suo marito Oli, conosciuto in un’afosa serata di agosto a Testaccio, ha deciso di formarsi per diventare operatrice di Biodanza, attività ormai diffusa in tutto il mondo: dal Cile all’Argentina e al Brasile, dal Canada agli USA, dal Giappone all’Italia. Biodanza significa danza della vita ed è nata quando il ‘bio’ non era ancora alla moda –dice Titti– Quello che mi è piaciuto di questo sistema è che integra l’affettività con la motricità, promuove la sintonia tra il pensare, il sentire e l’agire. Un altro nome per definirla è la ‘poetica dell’incontro umano’. La Biodanza apre alla percezione di essere connessi alla totalità, alla disposizione verso gli altri, ad amare, a superare le resistenze, a prendersi cura della vita.

L’empatia e la fusione con gli altri hanno origini lontane per Titti che mi racconta della sua famiglia numerosa: Se c’è un ricordo che mi ha accompagnato fino adesso e mi accompagnerà sempre è quello delle feste, dei pic nic, dei grandi eventi familiari celebrati tutti insieme. Ricordi che mi hanno lasciato la capacità di apprezzare la voglia di stare insieme, di condividere e di celebrare la vita. Feste e incontri accompagnati spesso da danze, giochi, canti, improvvisate rappresentazioni teatrali e tante risate, in un’atmosfera di condivisione: erano veri rituali all’insegna della sacralità dell’incontro. Finalmente, dopo aver vissuto la guerra e la fame, che piacere immenso era per i nostri genitori e nonni poter celebrare la vita e sapere che i loro figli non avrebbero conosciuto la fame e la paura. Così i miei cari mi hanno trasmesso il potere straordinario dell’affettività, dell’inclusione, dell’accoglienza, del donare e del donarsi.

Perché praticare la Biodanza?- chiedo a Titti- Perché sviluppa la capacità di ritrovare i ritmi naturali, di essere sé stessi, di esprimere la propria creatività, di sviluppare una nuova sensibilità verso gli altri per migliorare le relazioni, per sciogliere le tensioni emotive e muscolari, per elevare il benessere psico-fisico, perché è un antistress naturale.- mi risponde con il suo entusiasmo contagioso, la sua empatia e il suo sorriso.

Prima di lasciare Roma per la Francia, qualche anno fa, ho potuto seguire una sessione di Biodanza. Ricordo che andai un po’ dubbiosa pensando di trovarmi a dovermi muovere come un’alga o a dover abbracciare persone sconosciute. In effetti l’armonia con il gruppo è fondamentale ma ci si arriva progressivamente: inizialmente si condividono verbalmente i vissuti di ciascuno, poi comincia la parte dedicata al movimento dove si è invitati a muoversi spontaneamente seguendo lo stimolo musicale e scoprendo nuove forme di comunicazione non verbale.

Praticare questa attività è alla portata di tutti –spiega Titti– non occorre alcuna abilità particolare nel movimento o nella danza. Gli stimoli proposti portano a sentire il corpo come fonte di piacere e come possibilità di esprimersi creativamente. Ci si sente rasserenati ed in armonia con gli altri, per questo il suo creatore è stato candidato al premio Nobel per la pace. Attraverso la sua esperienza e i suoi studi si era reso conto che per integrare e fare esprimere le capacità delle persone era importante la combinazione di movimento e musica; questo permette alle emozioni di fluire e armonizzarsi. C’è un patrimonio musicale selezionato dal creatore e aggiornato da una commissione che risponde ai criteri dell’armonia dei suoni perché il movimento possa fluire e mettersi in connessione con la musica.

Titti conduce gruppi e stage viaggiando tra Bruxelles, Madrid e Roma. Durante la pandemia ha animato incontri on line di condivisione, movimento e musica. In seguito ho dovuto reinventare una nuova pratica rispettosa della normativa vigente ma necessaria per riscattare due cose: la socialità, sostanza meravigliosa fatta di presenza e intercambio di relazioni umane, ed il corpo che è stato bloccato dal confinamento e che deve tornare a sciogliersi e armonizzare le resistenze. La scommessa è cambiare la ‘distanza di sicurezza’ in una ‘giusta e protetta vicinanza’.

Titti e Oli ricominciano nei prossimi giorni con una presentazione gratuita di due corsi settimanali a Roma: uno in zona San Giovanni ed uno nella sala Agnini in zona Montesacro. Per chi volesse tentare questa esperienza condividiamo le loro locandine e auguriamo buona biodanza!

P.

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